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Over the Game

La genesi di Hazbin Hotel

La storia e il successo di una serie animata fuori dagli schemi. Una folle parodia dell’inferno e dei suoi abitanti in chiave Disney, dai toni alquanto scorretti e sopra le righe.

“L’animazione è un camaleonte, può cambiare forma, colore e aspetto a seconda di cosa voglia raccontare poi con la sua anima.” questa citazione di Karl F. Cohen (maggiore studioso dell’arte dell’animazione) è la più adatta per demolire il luogo comune che etichetta l’animazione come un prodotto esclusivamente per bambini. Da ‘Fritz il gatto’ ad ‘Akira’, da ‘Heavy metal’ a ‘Ghost in the sheel’ fino ai più recenti ‘Mad God’ e ‘Unicorn wars’, sono solo alcuni dei titoli in cui l’animazione è uscita dal binario del family friendly, per raccontare storie dalle tematiche più adulte e sboccate. Il cinema d’animazione per adulti ha mosso i primi passi all’inizio del novecento con una serie di cortometraggi erotici destinati ai club prive di soli uomini; tali cortometraggi non erano niente di ché rispetto ai prodotti della Disney o dei fratelli Fleischer, ma provano che il concetto di animazione per adulti ha origini molto più antiche rispetto all’esplosione della controcultura del sessantotto. Per le serie animate bisognerà invece aspettare la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta, per vedere i primi veri prodotti seriali destinati ad un pubblico più maturo. Tale cambiamento avvenne anche grazie all’arrivo in occidente degli anime giapponesi, che a differenza dei cartoni animati occidentali affrontavano argomenti considerati tabù per la serialità di quei tempi come il sesso, la violenza e il più delle volte un linguaggio scurrile ed esplicito. Serie come ‘Beavis e Butthead’, ‘Aeon flux’, ‘Daria’, ‘Duckman’ e titoli più noti come ‘I Simpson’ e ‘South park’, sono tutt’oggi considerati come i progenitori delle serie d’animazione per adulti moderne. In questo articolo però non parleremo dell’animazione per adulti o di quali siano le migliori serie animate analoghe disponibili in streaming. Parleremo invece di una serie animata che sembra uscita da una fantasia malta di Tim Burton, arrivata lo scorso gennaio su Amazon Prime Video. Per tanto mettetevi comodi, mentre andiamo ad illustrarvi la genesi diabolica e politicamente scorretta di ‘Hazbin Hotel’.

Un'idea diabolica
In un panorama ormai saturo di remake e reboot, non è facile creare qualcosa di nuovo che sappia catturare l’attenzione del pubblico; le idee (quelle buone) sono sempre più labili e sfuggenti e raramente si concretizzano in qualcosa di reale. Per ironia della sorte la creatività ha momentaneamente trovato rifugio negli ambienti underground di internet, dove un migliaio di giovani artisti, danno libero sfogo alla propria immaginazione condividendola direttamente con il pubblico di tutto il mondo. ‘Hazbin Hotel’ parte proprio da internet, per la precisione dal canale YouTube di VivziePop, nome d’arte della giovane disegnatrice e animatrice Vivienne Medrano. Classe 1992 la giovane Vivienne si appassiona all’animazione dopo aver visto ‘Bambi’, iniziando ad usare programmi grafici come MS Paint già in terza elementare per creare i suoi primi lavori. Nel 2012 pubblica il webcomic ‘ZooPhobia’ da cui trae spunto per l’idea alla base di ‘Hazbin Hotel’. La serie animata è ambientata all’inferno nella città di Pentagram City, dove Charlie Stella del Mattino, figlia di Lucifero e principessa degli inferi, decide di aprire un hotel dove riabilitare i peccatori che popolano il suo regno. A causa della sovrappopolazione, infatti, l’inferno deve far fronte a uno sterminio annuale indetto dal paradiso al fine di scongiurare una possibile rivolta armata verso di esso. Charlie desidera trovare una soluzione più pacifica al problema, con la speranza di far uscire i demoni peccatori dall'inferno come anime redente accettabili in paradiso. Da questo semplice spunto nel 2016 partì ufficialmente il progetto per la creazione di un cortometraggio animato, pubblicato poi su YuoTube il 28 ottobre 2019. L’episodio pilota arrivò a totalizzare ben 32 milioni di visualizzazioni in soli sei mesi. Un anno dopo l’uscita su YouTube, la casa di produzione indipendente ‘A24’ annunciò l’acquisizione del progetto per trasformarlo in una serie a tutti gli effetti; l’azienda fondata da Daniel Katz nel 2012 è famosa per la messa in produzione di opere per lo più indipendenti, ma che sanno farsi valere nel vasto panorama del mainstream, diventando rapidamente dei fenomeni di culto amati dalla critica e dal pubblico. Con ‘Hazbin Hotel’ la ‘A24’ ha compiuto un passo coraggioso e molto significativo, non solo perché è la prima serie animata prodotta dallo studio, ma anche perché segna l’indice di un profondo cambiamento in atto nei processi produttivi dei cartoon televisivi. Diversi sono stati gli esempi di transizione dalla dimensione amatoriale del web a quella professionale, ma poche volte la seconda si è mostrata come diretto seguito a qualcosa che ha avuto inizio in rete. La serie di Vivienne Medrano è un perfetto esempio, non solo di questo cambiamento in atto nelle dinamiche produttive dell’industria dello spettacolo, ma anche di come un'idea partita dal basso possa evolversi fino a diventare un fenomeno di culto al pari di serie come ‘Rick e Morty’ e ‘BoJack Horseman’.

Grand hotel inferno
Cosa significa la parola ‘Hazbin’? Si tratta di un gioco di parole sull'inglese "has been", letteralmente "è stato" in riferimento allo status di “trapassati” degli ospiti della struttura. Ma perché proprio un hotel? La scelta non è per niente scontata, considerando la funzione principale del suddetto edificio; infatti un hotel è principalmente un punto di passaggio, un luogo dove persone di diversi ceti sociali e culturali si incontrano, dando vita a un microcosmo di intrecci, passioni e storie di vita vissuta. In letteratura (così come nel cinema) l’archetipo dell’hotel come luogo d’ambientazione permette all’autore/rice di articolare meglio le vicende personali dei protagonisti, nonché, trattare più di una tematica attraverso di esso. Sebbene esistano vari esempi di questo archetipo ambientale, l’esempio che si avvicina di più all’opera di Vivienne Medrano è da ricercarsi nel romanzo ‘Grand hotel’ di Vicki Baum (da cui è tratto l’omonimo film con Greta Garbo). La storia ambientata sullo sfondo della decadente Repubblica di Weimar, si articola dal punto di vista di svariati personaggi appartenenti a diverse classi sociali, alle prese con i problemi di una Germania divisa tra i fallimenti post-bellici e una profonda emarginazione sociale, sintomo del prossimo imminente conflitto mondiale. ‘Hazbin Hotel’ prende spunto dall’impianto corale della Baum per dare vita a una variegata compagine sociale alle prese con problemi e situazioni speculari alla vita reale; il tutto condito con un graffiante umorismo nero e una feroce (e non tanto velata) critica sociale. Anche se a livello di trama appare alquanto lineare, la serie della Medrano si fa apprezzare principalmente per i personaggi accattivanti e sopra le righe che abitano l’hotel; infatti ad accompagnare il personaggio di Charlie in questa sua personale crociata, troviamo la sua fidanzata Vaggie, la famosa pornostar Angel Dust, primo riluttante cliente dell’hotel, lo staff composto dal barista Husk e l’iperattiva governante Nifty, oltre al misterioso “demone della radio” Alastor, mecenate del progetto che agisce per secondi fini misteriosi. Con un design che ricorda a tratti Tim Burton e a tratti Genndy Tartakovsky, e uno stile di scrittura paragonabile a quello di James Gunn, essi sono un trionfo di creatività e originalità, che con le loro storie ammantate di luci e ombre, contribuiscono a dare alla vicenda quella marcia in più. Il tutto è tenuto insieme da un comparto grafico che rimanda all’epoca d’oro di ‘Cartoon Network’ e da una strabiliante animazione 2D che esalta i caratteri dei personaggi, dando loro una vitalità che fa breccia nel cuore del pubblico.

Sacro e profano
Si sa conciliare la fede con la cultura pop non è mai una cosa facile, specie quando quest’ultima tocca direttamente un tema religioso. Libri, film, serie TV, fumetti e videogiochi finiscono spesso nel mirino di svariate associazioni religiose per i motivi più disparati, anche quando quest’ultimi non trattano temi a sfondo religioso. Uno degli esempi più celebri è sicuramente il caso di ‘Dungeons & Dragons’: negli anni ottanta durante l’ondata di isterismo di massa nota come ‘Satanic panic’, il celebre gioco di ruolo creato da Gary Gygax e Dave Arneson, venne attaccato da una schiera di fanatici religiosi, convinti che all’interno di esso fossero contenute formule per l’evocazione degli spiriti maligni. Per certi versi ‘Hazbin Hotel’ è una serie alquanto scomoda, sia per il contesto in cui è ambientato, sia per il fatto che i protagonisti principali sono demoni; infatti dalla sua messa in onda lo show è stato apertamente attaccato da diverse associazioni religiose, fra cui quella degli esorcisti che ha definito la serie fuorviante e sacrilega, poiché incoraggia il satanismo e da una concezione sbagliata del bene e del male. Ad un occhio disattento la serie può sembrare un inno all’inferno, ma in realtà non è altro che una grossa satira sul concetto di doppia predestinazione di stampo calvinista. Non è certo la prima volta che un prodotto della cultura pop cerca riscrivere il bene e il male come due forze che non sono veramente opposte, ma che sono in realtà due facce della stessa medaglia; ‘Hazbin Hotel’ non aggiunge niente di nuovo a un argomento che è già stato affrontato in prodotti similari come ‘Good Omens’ o ‘The Good place’, semmai la serie ha il pregio di essere estremamente accurata dal punto di vista biblico, poiché si riallaccia al concetto di aldilà dei primi cristiani. Secondo la visione giudaico-cristiana un’anima dannata può lasciare l’inferno, ma per farlo deve affrontare un percorso di purificazione ed espiazione dei propri peccati. La redenzione è uno dei pilastri portanti del cristianesimo, e nella serie questo concetto è perfettamente espresso e integrato all’interno della storia. ‘Hazbin Hotel’ non è un manifesto satanista e non esalta il diavolo, è semplicemente una parodia del purgatorio di dantesca memoria, dove il messaggio che viene veicolato al suo interno è che tu puoi essere la persona più sbagliata e imperfetta del mondo, ma non significa che tu debba esserlo anche dopo; se finisci all’inferno non è detto che sia per sempre, perché anche se in vita eri un peccatore, non significa che tu non possa ricevere il perdono divino; se vuoi puoi ascendere in paradiso ma per farlo dovrai patire sofferenze indicibili al fine di purificarti e redimerti dai peccati commessi in terra; solo così potrai guadagnarti il regno dei cieli. Nel pantheon dei personaggi di ‘Hazbin Hotel’, nessuno è completamente buono o cattivo. Ognuno vive la sua personale lotta contro sé stesso, con rapporti intricati e segreti inconfessabili. La serie ci ricorda che non possiamo giudicare una persona solo dalle sue azioni senza conoscere la sua vita e le sue difficoltà.

Un musical a puntate
Nonostante la storia, i personaggi, le animazioni e gli ambienti splendidamente disegnati, la cosa che rende ‘Hazbin Hotel’ così unico è il suo lato musical. Le parti musical all’interno delle serie animate non sono certo una novità; in molti cartoni animati (specie quelli educativi) ci sono momenti in cui i personaggi si abbandonano a numeri canori e coreografici; però il più delle volte questi numeri risultano tediosi e fuori contesto, e non aiutano lo svolgimento della storia. In ‘Hazbin Hotel’ le parti musical sono gestite in maniera intelligente e superlativa, essendo ben integrate e mai fuori luogo in ciascun episodio. Le musiche a metà strada fra Danny Elfman e Alan Menken sono composte dal duo formato da Evan Alderete e Cooper Smith Goodwin (quest’ultima è la creatrice della serie ‘The amazing digital circus’), partendo dai testi scritti da Sam Haft leader del gruppo musicale elettronico ‘The living Tombstone’. Testi originali scritti e composti appositamente per l'occasione, che non appesantiscono la narrazione (essendo al massimo due ad episodio) ma omaggiano le opere del passato, rifacendosi chiaramente ai temi dei musical classici, ri-arrangiadoli per raccontare la storia dei personaggi. Le canzoni sono tutte estremamente orecchiabili nonché varie nei generi e nelle tematiche, ma non si può dire che sono le tipiche canzoni che ci si aspetterebbe da un musical; ‘Loser, Baby’ è un inno folle all'accettazione di sé stessi che rasenta l'arte, ‘Poison’ non è la solita canzone su una relazione tossica ma un lamento spiazzante da cui traspira un forte desiderio di autodistruzione, in fine ‘Happy day in hell’ è la classica canzone che ci si aspetterebbe da una principessa Disney, ma visto il contesto il risultato è altamente dissacrante ed esilarante. Dai grandi musical di Broadway ai film animati del rinascimento Disney anni novanta, la serie della Medrano è a tutti gli effetti un musical a puntate, pensato e congegnato anche per le persone che non tollerano i musical; perché ‘Hazbin Hotel’ accoglie tutti i gusti e rende persino le canzoni magari meno riuscite delle sequenze a tratti indimenticabili. Canzoni che sicuramente danno il meglio in lingua originale, ma che risultano davvero godibili anche in italiano grazie all’impeccabile lavoro di adattamento e vocale di un fantastico cast di doppiatori d’eccezione, guidati dal talentuoso Oreste Baldini per la traduzione dei dialoghi e da Rosa Caputo per il riadattamento dei testi delle canzoni.

È nata una star?
In conclusione cosa possiamo dire di ‘Hazbin Hotel’? Che nonostante sia una serie piena di difetti e otto episodi sono un po' pochi per una storia e dei personaggi che necessitano di un arco narrativo più ampio; la creazione della Medrano è andata oltre le aspettative, diventando la serie animata per adulti più vista sulla piattaforma di Prime Video dopo ‘La leggenda di Vox Machina’ e ‘Invincible’; una vera sorpresa che sperimenta, gioca e ribalta qualsiasi convinzione potessimo avere sulla vita dopo la morte e sui preconcetti di bene e male. ‘Hazbin Hotel’ è più di una semplice serie animata; è un fenomeno culturale che sfida le convenzioni e offre una riflessione profonda sulla redenzione e la natura umana. L’umorismo e l’ironia permeano la serie, affrontando questi temi in modo leggero e divertente senza mai eccedere nel volgare più di tanto. È ancora presto per paragonare ‘Hazbin Hotel’ a un cult dell’animazione per adulti come ‘South Park’ o ‘Rick e Morty’; tuttavia, grazie al suo stile unico, l’animazione accattivante e l’umorismo ben calibrato, la serie di Vivienne Medrano ha fatto proprie le caratteristiche vincenti di tutti i grandi titoli di successo che ha intorno e ci ha aggiunto quella vena di follia perfetta per dare vita ad un pezzo unico; e proprio nella sua unicità la serie ha il suo maggiore punto di forza. Come detto sopra viviamo in un epoca in cui è difficile trovare qualcosa di veramente originale in questo oceano di eterni revival; ‘Hazbin Hotel’ si presenta come una perla di rara bellezza, e come tale richiede tempo e pazienza per essere ammirata nella sua interezza e nel suo splendore unico al mondo.

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