Il candidato di Forza Italia racconta il suo ritorno in politica: "Il Nord dev’essere difeso a Bruxelles, la Lega non lo fa più da tempo",
Marco Reguzzoni, 53 anni, imprenditore, già deputato e presidente della Provincia di Varese, fondatore del Museo Volandia e presidente dell’Associazione politica “I Repubblicani”. Perché ha scelto di tornare in politica come candidato indipendente nelle liste di Forza Italia alle elezioni Europee?
«Perché le imprese, il lavoro, la produzione e il nostro potere d’acquisto sono sotto attacco e oggi più che mai servono decisioni serie, forti e coerenti per evitare di essere travolti. I nostri figli meritano molto di più di un futuro disegnato da burocrati e lobby finanziarie. Dopo dodici anni di distacco dalla politica, causato dall’avvento di governi tecnici e non riconosciuti dal popolo, ho deciso che non posso più stare a guardare. Ero deluso e capisco chi ha smesso di votare. Ma adesso non possiamo più lasciare che altri decidano per noi».
Perché si candida nel collegio Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) proprio con Forza Italia?
«Principalmente, per una ragione politica e per una strategica. Da un lato il Partito Popolare Europeo esprime molti dei valori in cui credo, compreso il federalismo, che nella Lega s’è perso da tempo. Dall’altro lato è fondamentale che muoversi all’interno della maggioranza che governa l’Europa, l’unica possibilità di incidere sulle scelte. Il PPE in Italia è Forza Italia, ed ecco la mia scelta, l’unica possibile perché non voglio andare a Bruxelles per stare all’opposizione a lamentarmi».
L’Unione Europea è spesso percepita come una realtà lontana, che parla di temi poco sentiti. Cosa dice?
«Rispondo che non è vero e che questo è causato da un’anomalia tutta italiana di far passare il Parlamento europeo come un contesto estraneo, al massimo fastidioso, al punto da piegare l’esito di questo voto a una misurazione del gradimento dei partiti in Italia. È quanto di più sbagliato. Ci sono questioni essenziali e concretissime che dipendono solo dall’Europa e da cui non possiamo scappare. Basti guardare alle folli scelte ambientali che subiamo su case e auto. Oppure, chi pensa davvero di riuscire a gestire l’immigrazione con i provvedimenti dei singoli Stati nazionali? E ancora: solo una politica commerciale – anche magari con dazi europei - può fermare i prodotti di Cina, India, Turchia ed Egitto che assaltano i nostri mercati con prezzi stracciati dovuti al non rispetto delle norme ecologiche, all’assenza di diritti dei lavoratori, a marchi falsificati e a mille altre storture che solo a livello continentale si possono bloccare».
Nel territorio Altomilanese, in particolare, cosa si può fare agendo dal parlamento europeo?
«Oltre alle questioni macro-economiche e macro-sociali di cui ho appena parlato, questo territorio deve assolutamente ricevere finanziamenti congrui per migliorare le proprie infrastrutture viabilistiche. In Europa esistono bandi per sostenere certi progetti importanti, ma poi serve la volontà politica in Italia di sfruttarli in modo razionale, perché non è più accettabile che si riempiano le strade di balzelli per finanziare il ponte sullo Stretto. Questa zona, inoltre, è piena di realtà ad alta innovazione che vanno sostenute: vuol dire proteggerle dalla concorrenza sleale e mettere l’Europa in competizione con il resto del mondo sul fronte dell’intelligenza artificiale. Chi produce, inoltre, deve essere protetto da regole giuste. Sennò finisce come per la legge Reguzzoni-Versace».
Sarebbe a dire?
«Esiste questa norma che porta il mio nome e che obbliga a certificare l’etichettatura tessile, impedendo che si utilizzi il marchio Made in Italy impropriamente. Purtroppo, però, questa giusta legge viene spesso aggirata e non applicata perché nessuno è mai riuscito a tradurre gli stessi dettami in un regolamento europeo. Ottenere un regolamento europeo a tutela del Made in Italy sarà uno dei miei impegni, anche per creare un modello che sia poi replicabile per tanti altri settori produttivi».
Sembra un programma da imprenditore…
«Il punto è che la produzione – assieme all’agricoltura e al turismo - è il vero valore aggiunto di un territorio. È la ricchezza di una nazione. Va tutelato il nostro “valore aggiunto”: solo così anche le altre categorie e i pensionati aumenteranno i loro redditi, il potere d’acquisto e di conseguenza la qualità della vita. Oltretutto queste sono le questioni che tutto il Nord Italia sente in maniera fortissima e che continua a sollecitare. Io vado al parlamento europeo con una visione federalista e assieme europeista per portare avanti battaglie che identifichino una sorta di sindacato politico del Nord. Basta pensare a ponti sullo Stretto e redditi di cittadinanza. In Forza Italia questa sensibilità è spiccata e io sarò intransigente nel rappresentarla sui tavoli decisionali».