Don Giampiero Invernizzi è stato il cappellano dell’Ospedale di Cuggiono dal 1988 al 2005 e ora la casa che ospita i sacerdoti del nosocomio cuggionese porta il suo nome: l’ha intitolata mons. Franco Agnesi.
Una visita e una cerimonia semplici, raccolte e molto emozionanti, nel segno di un uomo, un sacerdote che ha lasciato un segno indelebile in molti cuori. Don Giampiero Invernizzi è stato il cappellano dell’Ospedale di Cuggiono dal 1988 al 2005 e ora la casa che ospita i sacerdoti del nosocomio cuggionese porta il suo nome: l’ha intitolata mons. Franco Agnesi, vicario generale della Diocesi di Milano, lo scorso sabato. Il vescovo ha incontrato la comunità dell’ospedale accolto dai volontari da don Benjamin e dal direttore generale dell’ASST Ovest Milanese, Francesco Laurelli, che lo hanno accompagnato per le visite ai degenti. Alle 17 poi mons. Agnesi ha celebrato nella cappella dell’Ospedale la messa vigiliare, partecipata da moltissimi dipendenti ed ex dipendenti dell’Azienda, nonché da degenti e fedeli. Dopo la messa, poi, il momento più emozionante: il vescovo insieme a Laurelli ha scoperto il drappo che copriva la targa di dedica a don Invernizzi e successivamente l’ha benedetta. “Dare un nome alle cose significa umanizzarle: dove c’è un nome c’è meno paura, meno incertezza. Con questo nome questa casa diventa più ‘umana’: allo stesso modo, l’esperienza della cura è sempre prima una esperienza di profonda umanità e poi una questione medica o fisiologica. In questo ospedale poi le due cose vanno di pari passo: oggi abbiamo visto una realtà che contiene insieme la competenza scientifica e tecnica e la capacità profonda della cura, dell’empatia e dell’accoglienza. Ringrazio il cappellano don Benjamin e il diacono Mauro Colombo che hanno ispirato questa bella dedica”. A mons. Agnesi ha fatto eco proprio don Masumu: “Di don Giampiero mi piace ricordare la sua profonda paternità, che esprimeva nei confronti di tutti. Nonostante il fisico non lo supportasse più, il suo cuore vibrava nel dare. Tutti lo ricordano come un padre: così era e così è rimasto per me e per tutti”.