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Sapori, Energia & Ambiente

NO al riso asiatico: pesticidi, sfruttamento, concorrenza sleale

Il prodotto asiatico ha invaso il mercato europeo (+67% da Cambogia, +92% da India) pur essendo prodotto con standard igienici e lavorativi molto deteriori. La Coldiretti auspica una regolamentazione alla pari per evitare la concorrenza sleale.

L’istituzione di un tavolo permanente sul riso è importante per difendere i produttori italiani dall’invasione di prodotto asiatico, spesso coltivato sfruttando il lavoro minorile e usando pesticidi vietati in Europa, che beneficia delle agevolazioni a dazio zero. È quanto afferma la Coldiretti al termine dell’incontro di filiera svoltosi a Roma al Ministero dell’Agricoltura, alla presenza del ministro Francesco Lollobrigida e del sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra, con la partecipazione della presidente di Coldiretti Piemonte e membro di giunta nazionale Cristina Brizzolari. Troppo spesso il riso italiano è stato sacrificato – denuncia Coldiretti – sull’altare di accordi commerciali con Paesi che non rispettano gli stessi standard produttivi di quelli europei e che sfruttano le agevolazioni per inondare il mercato Ue di prodotto di bassa qualità che fa crollare i prezzi di quello nazionale. Un esempio è la Cambogia che nel 2023 ha visto aumentare le sue esportazioni in Italia del 67%, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, mentre l’India ha addirittura quasi raddoppiato le vendite nel nostro Paese (+92%).

Si tratta di riso coltivato usando il triciclazolo, un potente pesticida vietato nell’Unione Europea dal 2016. Ma sui Paesi asiatici pesa anche l’accusa di sfruttamento del lavoro, a partire da quello minorile. Nonostante ciò India e Pakistan hanno presentato richiesta di riconoscimento della denominazione Igp (Indicazione geografica protetta). Il pericolo è di incrementare ulteriormente l’invasione di prodotto già confezionato che rappresenta già il 25% degli arrivi sul mercato comunitario, mettendo all’angolo varietà nazionali di pregio come l’Arborio o il Carnaroli.

Da qui la richiesta di Coldiretti di istituire il principio di reciprocità, facendo in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione Europea rispettino gli stessi standard in materia di tutela dell’ambiente e di rispetto dei diritti dei lavoratori seguiti dai risicoltori italiani. Ma occorre anche dare seguito alla scelta dell’Europarlamento di mantenere la clausola di salvaguardia nella revisione del regolamento Sistema di Preferenze Generali (Spg), le misure che puntano a favorire la crescita economica dei Paesi in via di sviluppo, per permettere di far scattare il dazio quando le quantità di riso superano una certa soglia rispetto all’anno precedente. Il 60% del prodotto importato in Italia – conclude Coldiretti – beneficia delle agevolazioni tariffarie ma se considera solo quello asiatico, la percentuale sale al 97%.

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