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Il bastian contrario

Urso e la battaglia contro i mulini a vento

Abbiamo anche noi un Don Chisciotte italiano, anzi, made in Italy. Si chiama Adolfo Urso...

Ricordate Don Chisciotte della Mancia, il celebre cavaliere protagonista del romanzo di Miguel de Cervantes noto per la sua iconica battaglia contro dei mulini a vento, erroneamente scambiati dal valoroso guerriero per minacciosi cavalieri che ne minacciano la vita con lunghe ed affilate braccia? Ecco oggi possiamo dire che, finalmente, abbiamo anche noi un Don Chisciotte italiano, anzi, made in Italy. Si chiama Adolfo Urso e, tra le altre cose, dovrebbe ricoprire la carica di Ministro delle Imprese e del Made in Italy. Il condizionale è d’obbligo, perché il signore in questione vive in una perenne contraddizione, che si manifesta ogni qual volta esso si decida ad intervenire su argomenti di utilità più o meno pubblica. L’ultima misura adottata dal Ministro è stata, infatti, talmente anacronistica, la quale non poteva che finire dritta dritta tra le righe di questa rubrica. Durante la settimana passata è balzata alle cronache la storia di Alfa Romeo e del suo nuovo modello di autovettura, pronto ad essere lanciato sul mercato. Questo, prodotto in Polonia, era pronto ad uscire con il nome di “Alfa Romeo Milano”, in continuità con i nomi di diverse auto prodotte dalla ex casa automobilistica italiana come Stelvio, Tonale, prodotte però nello stabilimento di Cassino - FR. In seguito alla presentazione svoltasi a Milano è intervenuto tempestivamente il cavalier Urso, che, sguainando la spada del made in Italy ha prontamente dichiarato l’impossibilità di chiamare “Milano” un’auto prodotta in Polonia. Per evitare l’incidente diplomatico, Jean-Philippe Imparato, AD di Alfa Romeo, ha preferito adeguarsi al richiamo di Urso, basato sul dispositivo della legge del 2003 sull’italian sounding, che vieta di dare indicazioni che possano trarre in inganno il consumatore. Sorvolando sull’ambito di applicazione e l’utilità di un’interpretazione così estensiva della legge, quello consumatosi questa settimana è esattamente l’esempio di contraddizione che vive Urso: da un lato vorrebbe lanciare il prodotto italiano nel mondo, dall’altro non ha minimamente idea che le sue misure vanno esattamente nella direzione opposta del protezionismo. L’azione di Urso è stata sostanzialmente un disastro su più fronti ed è riuscita in un colpo solo a far perdere la possibilità di avere il nome di “Milano” in giro per l’Europa (con tutto quello che può comportare in termini di visibilità del marchio Milano) e a ricordare ancora una volta a tutti che fare impresa in Italia è bello, ma non conviene a nessuno. Matti noi che pensiamo sia più opportuno un piano di investimenti per migliorare l’attrattività italiana e portare la produzione automobilistica nel bel paese.

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