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Expo 2015, Post Scriptum, Milano

C'era una volta Expo...

L'1 maggio 2015 apriva l'Expo: tra Cardo e Decumano c'erano Italia, Russia, Israele, Palestina, Ucraina,... vi era un piccolo mondo che ora, per la follia di tanti, non potremmo più rivivere.

Era l'1 maggio 2015 e il mondo, per i sei mesi successivi, trovava 'casa' a Milano. A due passi da noi. Era proprio con la festività del primo maggio di quell'anno che la grande area dell'Esposizione Universale accoglieva cittadini, politici, rappresentanti del mondo per incontrarsi e discutere su cibo e sviluppo. Tra Cardo e Decumano c'erano Italia, Russia, Israele, Palestina, Ucraina,... vi era un piccolo mondo che ora, per la follia di tanti, non potremmo più rivivere.

Ma torniamo a rivivere quei momenti...
Il cielo era grigio e incline alla pioggia, in quel primo giorno di Expo, mentre all'Open Air Theatre il Coro dei Piccoli Cantori cantava “Siam pronti alla vita” e sfrecciavano le Frecce Tricolori.
In concomitanza con l’apertura dell’Esposizione Universale, i black bloc assaltavano il centro della città seminando disordine e distruggendo qualunque cosa capitasse sotto tiro (vetrine di negozi, banche, cassonetti della spazzatura). Il cuore grande dei milanesi e il suo senso civico ha però portato tante persone, attrezzate con spugne e scope, a ripulire prontamente strade e muri. Era già segno di quel riscoprire la bellezza del capoluogo lombardo, imparando a valorizzarla, malgrado le difficoltà.

Mesi di ritardi, inchieste, e tanti dubbi, non hanno fermato il debutto, come era in programma, al 1 maggio 2015: mentre decine di operai erano ancora al lavoro per gli ultimi interventi, sono stati aperti i cancelli e alle ore 12 è iniziata la cerimonia di inaugurazione alla presenza dei rappresentanti di una ventina di Paesi; in prima fila il presidente del Consiglio Matteo Renzi, insieme al presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, il commissario unico di Expo Giuseppe Sala (che da lì iniziò il suo successo politico fino a diventare Sindaco di Milano), il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e Ferdinand Nagy, presidente del Bureau International des Expositions (BIE).
“Siamo un grande Paese, abbiamo una grande forza, un grande ruolo. Basta piangersi addosso, come vorrebbero i professionisti del ‘non ce la farete mai’”.
Papa Francesco non c'era ma aveva inviato un videomessaggio: “Che Dio ci doni l’amore per condividere il pane, il nostro pane quotidiano e non manchino la dignità del lavoro per ogni uomo e ad ogni donna”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva commentato: “Non ho mai avuto dubbi sulla capacità dell’Italia di ripartire e i segni di vitalità sono già visibili alla partenza della manifestazione”... “L’Expo sia un punto di svolta”. E non si può negare che lo fu davvero, per Milano. Un orgoglio che sembrava quasi assopito si è risvegliato insieme a una città in continua mutazione. Nuove costruzioni che guardano verso l'alto, restyling di antiche piazze e capolavori: dalla Nuova Darsena a Piazza Gae Aulenti fino alla Torre Diamante, la Torre Hadid (del Gruppo Generali), la Torre Isozaki (o Torre Allianz), il recentissimo Unicredit Pavilion, e ancora orti, terrazze, i percorsi sopra Galleria Vittorio Emanuele... e tanti altri sono in cantiere. Mai come in questi anni Milano è stata vista con occhi diversi, quasi nuovi, sia dal popolo meneghino sia dai tantissimi turisti, incantati dalla sua trasformazione.

1 milione di metri quadri, per un chilometro e mezzo di viali, tra Cardo e Decumano, e i padiglioni (ognuno caratterizzato diversamente) a rappresentare i Paesi di tutto il mondo: ecco come si presentava Expo 2015, che per sei mesi ha attirato visitatori da ogni parte della nazione e d'Europa.

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