La Fondazione Istituto san Girolamo Emiliani ha celebrato i trent'anni di istituzione della Primaria Santa Gianna: una serata di ricordi e emozioni, nel segno della doppio carisma della scuola. Ospiti il Superiore dei somaschi p. Sepulveda e il presidente di FOE Tonarini.
Due anime, due carismi, “due accenti diversi di una stessa lingua, uniti in un sguardo comune che porta il bene”. L’attività educativa delle scuole della Fondazione Istituto S. Girolamo Emiliani di Corbetta infatti è nata e continua a vivere su due idee educative distinte ma strettamente interconnesse. Da una parte il carisma somasco, il “vivere e morire con i ragazzi” di san Girolamo Emiliani, fondatore dell’ordine, dall’altra il magistero di don Giussani, che nella sua mirabile ampiezza ha investito anche l’istruzione.
Un’unione ormai più che ventennale che si è rinsaldata di nuovo per la celebrazione del trentesimo anniversario dalla creazione della Scuola Primaria Santa Gianna Beretta Molla nel 1994. L’evento, che ha visto la partecipazione di un folto pubblico e di molte autorità (tra di esse, il senatore Massimo Garavaglia
La serata è stata aperta dal Coro della primaria, che ha intonato ‘La preferenza’ di Paolo Amelio. Dopo i saluti istituzionali del direttore Andrea Gorini, dell’assessora Baghin, del rettore padre Macchi e della presidente dell’Associazione Genitori Elisa dell’Acqua, Tonarini ha spiegato il valore aggiunto che la scuola paritaria può dare al sistema italiano: “In Italia gli studenti di scuole cattoliche sono oltre 800mila: sono parte di un sistema che sa che tutti noi abbiamo un destino superiore, più
Padre Sepulveda, poi, ha spiegato con chiarezza il carisma somasco: “La nostra ispirazione si riassume nelle chiarissime parole di san Girolamo: ‘Voglio vivere e morire coi miei ragazzi’. A questo siamo chiamati: ad avere una cura speciale per i nostri alunni, che ci renda maestri, non insegnanti. Insegnante è colui che forma, che dà norme, regole e istruzioni; il maestro invece è qualcosa di più: cammina insieme al suo alunno, ha sempre uno sguardo speciale su di lui, che riesca a vedere il meglio che ciascun ragazzo può offrire. Dobbiamo ‘uccidere Erode’: come lui uccise molti bambini innocenti al tempo di Gesù, oggi si manifesta ancora in molte forme, più subdole. Dove c’è sfruttamento minorile, dove i bambini non possono studiare, dove i bambini vengono abbandonati negli orfanotrofi, lì vive Erode, e siamo chiamati a sconfiggerlo”.
Commozione, dunque, passione e consapevolezza: una serata che ha permesso di “fermarsi e guardare indietro al percorso fatto”, per ammirare i traguardi raggiunti e per continuare con ancora più determinazione su un percorso che doni quello stesso bene che tutti abbiamo ricevuto.