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Legnano, Scuola

Studenti in carcere

Le classi 5^O, 5^Q e 5^Z dell’ISIS Bernocchi si sono recate in uscita didattica presso la struttura detentiva di Opera, per una visita guidata.

Le classi 5^O, 5^Q e 5^Z dell’ISIS Bernocchi si sono recate in uscita didattica presso la struttura detentiva di Opera, per una visita guidata dagli avvocati delle Camere Penali di Milano, nell’ambito del progetto legalità condotto in Istituto con il loro supporto. L’evento ha rappresentato per gli studenti l’opportunità di entrare in contatto con la realtà della vita e della comunità carceraria, uno spaccato di società caratterizzato da proprie regole. In un primo momento di accoglienza e introduzione, si è ricordato come il carcere sia sì un luogo di detenzione dove vengono sanzionate violazioni di legge – come l’etimologia latina di “carcere”, dal verbo coercio, costringere, ci mostra – ma anche, per chi debba permanervi, una casa, un posto in cui abitare e condividere spazio, tempo, incontri interpersonali. Come ha illustrato la responsabile che ha condotto la visita, la detenzione dovrebbe idealmente rappresentare un percorso di crescita per il condannato, secondo il principio della funzione rieducativa della pena, affermato dall’art. 27 della Costituzione. L’obiettivo è dunque quello di formare persone nuove, pronte a reinserirsi nella vita ordinaria con un valore aggiunto acquisito. Agli studenti è stato spiegato che tale percorso si svolge sotto la guida di un’équipe di esperti, criminologici e psicologi, responsabili anche di esercitare un’osservazione scientifica dei detenuti, sulla base della quale valutare la concessione di provvedimenti premiali. Il percorso rieducativo avviene attraverso l’istruzione, permettendo la frequenza a corsi di studio di vario grado, fino alle facoltà universitarie, oppure attraverso il lavoro. I ragazzi sono stati dunque ammessi ai reparti lavorativi, dove si svolgono svariate mansioni. Si va dall’assemblaggio – in cui la componentistica prende corpo e diventa, su commissione di note aziende, un elettrodomestico, una pala di areazione, un condizionatore – alla digitalizzazione di documenti cartacei affidati dalle compagnie assicurative, fino alla liuteria, che ha colpito particolarmente i ragazzi. Qui i lavoratori, sotto la guida di un maestro, con grande perizia artigianale trasformano in violini il legno tratto dalle barche raccolte nei pressi di Lampedusa, reduci dai viaggi dei migranti. Violini che hanno visto i natali nel carcere di Opera vengono utilizzati persino alla Scala di Milano per importanti rappresentazioni musicali. Queste occupazioni sono per i detenuti anche un’occasione di guadagno, che serve ad abbattere i debiti maturati per il mantenimento in carcere. La possibilità di lavorare, si è però scoperto, è un privilegio al quale accede la minoranza della popolazione carceraria. Anche qui, dunque, sono presenti situazioni più semplici e quelle di maggiore criticità, alle quali si cerca di far fronte. Un’iniziativa in questo senso è la presenza nelle sezioni di peer supporter, detenuti che mostrano una particolare propensione personale all’empatia e che ricevono una specifica preparazione per prestare sostegno ad altri, più fragili – a volte detenuti con problemi psichiatrici. La visita al carcere ha rappresentato l’occasione per un insegnamento importantissimo ai ragazzi: educare, e rieducare, è una sfida che non ammette mai resa.

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