Martedì 27 febbraio, la Fidal aveva comunicato ufficialmente al Presidente della World Athletics la disponibilità di Roma ad ospitare i campionati del mondo di atletica nel 2027. Nulla da fare. A nemmeno 120 ore dalla presentazione ufficiale, Roma ritira la propria candidatura, a causa del “No” del Governo allo stanziamento delle risorse necessarie.
Sono bastati 5 giorni e 84 milioni di euro, perché il governo italiano potesse misurarsi nell’ennesimo balletto con doppio salto all’indietro e figuraccia internazionale, dichiarando – in merito alla candidatura di Roma ad ospitare i mondiali di atletica nel 2027 – un sostanziale “i mondiali sì, ma non sul serio”. Traduzione per i non addetti. Martedì 27 febbraio, la Fidal aveva comunicato ufficialmente al Presidente della World Athletics la disponibilità di Roma ad ospitare i campionati del mondo di atletica nel 2027, aprendo le porte ad un grande evento, che nella capitale manca da tempo e che – come tutti i grandi eventi – è intrinsecamente foriero di grandi ricadute economiche: dagli investimenti infrastrutturali, passando per l’effetto benefico sull’immagine della città ospitante, per finire all’incremento turistico ad esso collegato. La candidatura era vincolata all’approvazione da parte del governo italiano del finanziamento di 84 dei 130 milioni complessivi per lo svolgimento dell’evento, ma la presentazione della candidatura e le parole rassicuranti dl Ministro dello Sport, Abodi, sembravano rappresentare una garanzia più che rassicurante. Nulla da fare. A nemmeno 120 ore dalla presentazione ufficiale, Roma ritira la propria candidatura, a causa del “No” del Governo allo stanziamento delle risorse necessarie. C’è chi ha esultato in nome dell’interesse pubblico, chi ha parlato – come ai tempi del ritiro della candidatura alle Olimpiadi 2024 poi ritirata dal Sindaco Raggi nel 2016 – di “scampato pericolo” per i contribuenti e chi infine ha voluto sottolineare come la Capitale soffra di problemi ben più “urgenti”. Pochi e, purtroppo, inevitabilmente meno rumorosi coloro che – ancora una volta – provano a guardare la luna e non il dito. A prescindere dalla pessima figura internazionale della quale abbiamo voluto renderci protagonisti (bastava non candidarsi), quello che preoccupa è la mancata comprensione di che cosa significhi un evento mondiale come questo per una città e una nazione come la nostra. Per un paese con una spesa pubblica di oltre mille miliardi di euro annui (una buona parte può definirsi improduttiva), nascondersi dietro 84 milioni di euro di finanziamento è quantomeno ridicolo. La scelta di ritirare Roma dalla corsa al mondiale è completamente priva di visione strategica e rischia di trasformare l’Italia nel paese del “vorrei, ma non posso”. Quali soluzioni per impedire questo declino? Aprire ai finanziamenti privati e liberalizzare l’organizzazione degli eventi, forse, una di queste.