Ha chiuso martedì scorso in India l'ultima fabbrica al mondo di macchine da scrivere. L'era digitale avanza e, così, dobbiamo salutare ufficialmente un oggetto che ha fatto la storia.
La comunicazione cambia davvero. Nessun nuovo strumento tecnologico, ma un semplice e dolcissimo addio da parte di tutto il mondo dei giornalisti e degli scrittori ad uno strumento che ha fatto la storia: la macchina da scrivere. Martedì scorso (26 aprile), in India, ha, infatti, chiuso i battenti l’ultima fabbrica al mondo che produceva questi apparecchi (notizia diretta dal quotidiano britannico Daily Mail). L’azienda era la Gogrej and Boyce di Mumbai, che fino a pochi anni fa era fiorente e attiva perché proprio in India l’uso di tali oggetti, superati in occidente da più di vent’anni, era comune e diffuso, specialmente negli uffici pubblici, presso le forze di sicurezza e nei tribunali. I computer, però, hanno lentamente colonizzato anche il mondo della scrittura mandando in pensione la vecchia macchina da scrivere che da oggi non sarà più prodotta. La sua produzione è durata circa un secolo e mezzo: inventata probabilmente dall’avvocato novarese Giuseppe Ravizza nel 1846 con lo scopo di far sì che anche i ciechi potessero scrivere facilmente. Diffusa in moltissimi stati, anche in Italia negli anni ’50 ha visto un prosperoso periodo di produzione grazie alla più grande fabbrica italiana del periodo: l’Olivetti di Ivrea. E, invece, oggi non restano che pezzi unici come ricordo nelle case degli appassionati o in magazzini come quello di Mumbai dove ne sono rimasti 200 pezzi a caratteri arabi. L’era digitale avanza a tutti gli effetti.