Nella serata di sabato 10 febbraio a Turbigo si è svolto l'incontro "La Patria sconfitta. Confine orientale, foibe e deportazioni: i crimini del comunismo jugoslavo contro gli Italiani (1943 - 1947)”.
Nella serata di sabato 10 febbraio a Turbigo si è svolto l'incontro "La Patria sconfitta. Confine orientale, foibe e deportazioni: i crimini del comunismo jugoslavo contro gli Italiani (1943 - 1947)”, durante il quale lo storico Franco Giuseppe Gobbato, già collaboratore del Centro Studi "Silentes Loquimur" del compianto Professori Pirina e referente del Memoriale Cavalieri di Vittorio Veneto, ha presentato i suoi studi sulla pagina dimenticata delle deportazioni di militari e civili italiani nei campi di concentramento jugoslavi (tra i quali spiccava quello di Borovnica, nell'attuale Slovenia).
Il convegno è stato introdotto dai saluti istituzionali dell'assessore Andrea Azzolin (in rappresentanza del sindaco), del consigliere regionale Christian Garavaglia e del consigliere comunale di Novara Mauro Gigantino, i quali si sono soffermati sull'importanza dell'impegno delle istituzioni nella promozione della memoria e della ricerca storica sulle vicende del confine orientale.
Sono seguiti i saluti delle associazioni organizzatrici dell'evento: Carla Cruccu (per il Comitato 10 Febbraio), la quale ha contestualizzato l’iniziativa nell’ambito del ciclo d’iniziative che si sta svolgendo a livello nazionale “Foibe ed Esodo: è storia d’Italia”; Andrea Benzi, per l’Associazione Nazionale Volontari di Guerra, che ha invece esposto le Medaglie d’Oro al Valor Militare dell’Istria e della Dalmazia che si sono distinte servendo la Patria sui fronti bellici.
A cura di Associazione Memento rappresentata dal presidente Valerio Zinetti, sono state curate un’esposizione storica sui crimini commessi dalle milizie titini durante la campagna balcanica e una menzione di militari del territorio lombardo e piemontese caduti per mano jugoslava.
Emblematica è stata l’illustrazione della documentazione (di parte sia italiana che jugoslava) relativa all’eccidio di Prozor (Bosnia Erzegovina) la “Cefalonia dei Balcani” (il più grande massacro di soldati italiani prima dell’8 settembre 1943) il 16 febbraio 1943, che colpì il III Btg. Della 154esima Divisione di Fanteria Murge. 771 soldati Italiani massacrati dopo essere stati disarmati dalle brigate partigiane titine. Un crimine che oggi non trova alcuna espressione nella memorialistica pubblica.
Nell’ultima parte della conferenza è stato possibile esporre i risultati di ricerche che hanno portato all’individuazione di alcuni nominativi del nostro territorio che trovarono la morte nelle tragiche vicende ricordate: il Finanziere Stefano Castiglioni di Cuggiono (prelevato nel maggio del 1945 a Trieste dai partigiani e gettato nella Foiba di Roditti, oggi in Slovenia) ed i Bersaglieri novaresi Cesare Zoppis e Angelino Ricca, deceduti proprio nel campo di concentramento di Borovnica dopo essere stati catturati a Tolmino.
Nell’ambito del successivo dibattito, la testimonianza di Mario Debernardi, classe 1944, autore del libro Oltre la sbarra la libertà. La mia vita nella terra dei tre padroni, nel quale ha narrato il suo esodo dalla Jugoslavia nel 1952.
A conclusione della serata sono state lette le ultime parole del Tenente Stefano Petris, fucilato dai titini nell’aprile del 1945 a Cherso: “(…) il mio grido, fortissimo, più forte delle raffiche dei mitra, sarà: viva l’Italia!“. Un pensiero comune alle migliaia di connazionali che hanno sacrificato la loro vita per la Patria in quel tragico destino.