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Musica

Sanremo: promossi e bocciati della prima sera

Il momento che tutti attendevano è arrivato: il 74esimo Festival è pronto a catalizzare l'attenzione di una nazione per l'intera settimana. La prima serata ha già dato molti spunti: super Mengoni e Annalisa, male Mannoia e Lazza.

L’Italia va in pausa per una settimana: è ufficialmente iniziato il Festival di Sanremo, anche se di fatto sono settimane che non si parla di altro. Come sostiene Gino Castaldo, noto critico musicale e esperto sanremese, almeno in Europa non esiste una kermesse che catalizzi tutta una nazione come il Festival. Tutte le attese di un anno si sciolgono all’apertura del sipario, della prima scalinata di Amadeus, al primo cantante in gara. E poi i confronti con gli amici, i giudizi al primo ascolto, il fatto che intimamente il Festival lo si guarda anche se non lo si vuol guardare: tutto questo è Sanremo.

Ovviamente ci sono già i vincitori morali. Un maestoso Mengoni, che si è lanciato in qualsiasi ruolo immaginabile e in un monologo in cui ha raccolto tutte le magagne sella storia sanremese ironizzandoci in modo simpatico; La Sad, che con tutta la spensieratezza del punk rock è riuscito a portare sul palco più importante d’Italia un tema spinoso come quello del suicidio, e spinoso tra l’altro come le capigliature dei tre cantanti; Ghali, che porta una canzone sull’immigrazione vestito in paillettes sul programma di maggior successo della TV nazionale (si direbbe governativa?); Annalisa, che sovrasta persino la sua musica.

E con i vincitori, anche i rimandati: Daniela Di Maggio, la mamma del giovane musicista che sognava di suonare a Sanremo, la cui giustificata commozione è stata declinata in un rivedibile spettacolo di protagonismo; Fiorella Mannoia, che annunciava la sua canzone come un ‘manifesto’ ma che di fatto si è rivelata una frequentazione di temi testuali e musicali già sentiti (il testo di contrapposizioni in stile ‘Una regina senza trono’ risale almeno all’Avvelenata gucciniana in cui si legge ‘Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista
Io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista
Io frocio, io perché canto so imbarcare, io falso, io vero, io genio, io cretino’, di ben altro tono e qualità); Lazza, che al di fuori del confine dell’Ariston perde il trucchetto dell’autotune per fare una figura musicalmente meschina; Zlatan Ibrahimovic, di cui francamente non si sentiva la necessità.

I pareri, beninteso, sono personali: Sanremo è anche questo, un’Agorà in cui tutti, per via della leggerezza del tema, sono ancor più intitolati a esprimere il proprio pensiero.

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