Secondo un sondaggio di Promos Italia, per quanto concerne le conseguenze, il 66,9% delle PMI ritiene che il 'blocco' avrà ripercussioni immediate, il 24,8% non nel breve periodo, mentre il restante 8,3% sostiene che non ci saranno conseguenze.
Le imprese italiane sono consapevoli della ‘crisi di Suez’? Il 98,6% è a conoscenza dell'attuale blocco navale e delle sue implicazioni. È quanto emerge da una survey di Promos Italia su circa 200 piccole e medie imprese di tutto il Paese.
Per quanto concerne le conseguenze, il 66,9% ritiene che il ‘blocco’ avrà ripercussioni immediate, il 24,8% non nel breve periodo, mentre il restante 8,3% sostiene che non ci saranno conseguenze. Tra le principali ripercussioni, il 33,6% teme disordini di mercato, e e interruzioni e ritardi nelle catene produttive; il 26,1% una riduzione di import ed export e il 22,4% un’altra fase inflativa. Sembrano certe anche le ricadute sul fatturato del 2024, l’82% delle imprese che hanno partecipato alla survey prevede un impatto inferiore al 25% del fatturato annuo.
"Dalla nostra indagine emerge chiaramente la preoccupazione delle imprese per questa nuova emergenza internazionale - spiega Giovanni Da Pozzo, Presidente di Promos Italia - unitamente alla consapevolezza che la situazione avrà ripercussioni certe sul fatturato del 2024. Il nostro sistema imprenditoriale non può permettersi un altro contraccolpo, è necessario porre rimedio quanto prima a questa crisi riportando i flussi nel Canale di Suez ad un regime di normalità".
I DATI:
La Lombardia è la regione principale nel commercio con l'Asia, con cui gli scambi ammontano a 46 miliardi di euro, tra cui 19 miliardi in esportazioni, ma anche con il Medio Oriente con 7 miliardi di scambi commerciali, di cui circa 5 miliardi di export. Tra le province, prima Milano con 11 miliardi di import dall'Asia e 9 miliardi di export, e con quasi mezzo miliardo di import dal Medio Oriente e 2 miliardi di export. Emerge da una elaborazione di Promos Italia sui dati ISTAT sui primi nove mesi del 2022 e del 2023.
Dati interscambio. Secondo un’elaborazione di Promos Italia sui dati ISTAT sui primi nove mesi del 2022 e del 2023, valgono 154 miliardi gli scambi tra Italia e Asia nei primi nove mesi del 2023, di cui 92 miliardi sono di import e 62 miliardi di export. Valgono 39 miliardi gli scambi tra Italia e Medio Oriente nei primi nove mesi del 2023, di cui 22 miliardi sono di import e 17 miliardi di export.
Lombardia, Sicilia e Veneto prime regioni negli scambi. Principali regioni italiane nel commercio con l'Asia, nei primi nove mesi 2023, sono Lombardia con 46 miliardi, di cui circa 19 miliardi di export, Veneto con 17 miliardi, Emilia Romagna con 16 miliardi. Principali regioni italiane nel commercio con il Medio Oriente, nei primi nove mesi 2023, sono Lombardia con 7 miliardi, di cui circa 5 miliardi di export, Sicilia con 6 miliardi, Veneto con 5 miliardi.
Milano, Siracusa e Roma più attive nei commerci. Tra le province, prima Milano con 11 miliardi di import dall'Asia e 9 miliardi di export, ma anche con quasi mezzo miliardo di import dal Medio Oriente e 2 miliardi di export. Poi Siracusa con 5 miliardi di import dall'Asia e 4 miliardi dal Medio Oriente. Arriva poi Roma con 4 miliardi di import dall'Asia e 2 miliardi di export e 1,4 miliardi di import dal Medio Oriente e mezzo miliardo di export Seguono poi Napoli, Torino, Vicenza, Bologna. Firenze, Bergamo.
Settori. Tra i settori, con l'Asia, nei primi nove mesi 2023, prevale l'import di petrolio, con 19 miliardi, di metalli con 11 miliardi in nove mesi , di tessili con 10 miliardi, di computer ed elettronica con 8,5 miliardi. Per export primi i macchinari con 12 miliardi e la moda con 11 miliardi. Tra i settori, con il Medio Oriente, nei primi nove mesi 2023, prevale l'import di petrolio, con 16 miliardi, prodotti petroliferi con 3 miliardi in nove mesi. Nell'export primo settore è quello dei macchinari con 4 miliardi e i mezzi di trasporto con 2 miliardi.