Una tradizione, quella dell'ultimo giovedì di gennaio, che vede anche Inveruno coinvolta con la sfilata ed il rogo del fantoccio.
A Gioebia!.. a Gioebia! ...andavano un tempo schiamazzando, l’ultimo giovedì di gennaio, i ragazzi per le vie di Busto Arsizio accompagnando gli strilli con il suono della percussione di coperchi e di latte, cioè battendo “cunt’ i cuercì e sü i tuluni”. Una tradizione, quella dell'ultimo giovedì di gennaio, che vede anche Inveruno coinvolta con la sfilata ed il rogo del fantoccio. La festa , il cui nome trae origine probabilmente dal femminile dell’aggettivo latino iovius, a, um, derivato dal genitivo lovis del sostantivo lupiter (cioè Giove). Il fantoccio simboleggia il bruciare i cattivi pensieri, preparandosi a vivere una nuova stagione.
Da ormai diversi anni a Inveruno la tradizione è portata avanti dai fratelli Zoia e da Vincenzo Grande che, con grande simpatia e spirito di iniziativa, ogni anno rinnovano l'appuntamento tra la curiosità dei concittadini.