Chi gestirà gli ospedali farà sì che gli ospedali funzionino meglio (o peggio) e dopo la drammatica esperienza Covid ora la partita è apertissima.
Si tratta forse del più importante momento di una legislatura regionale: la scelta di direttori generali, direttori amministrativi e direttori sanitari di Ospedali e ATS lombarde. Non per essere riduttivi con il resto del lavoro del Consiglio regionale, ma perché la Sanità è il vero e unico capitolo di gestione diretta da parte di Regione Lombardia, muove miliardi di euro, deve garantire la salute a tutti i suoi oltre nove milioni di cittadini. Chi gestirà gli ospedali farà sì che gli ospedali funzionino meglio (o peggio) e dopo la drammatica esperienza Covid ora la partita è apertissima. Le parole scelte e scandite lunedì da Guido Bertolaso sembrano restituire la dimensione del braccio di ferro in corso nella maggioranza che governa la Regione Lombardia sulle nomine dei direttori generali della sanità, da varare entro fine anno. L’assessore regionale al Welfare, nel corso dell’incontro degli Stati Generali del Patto per lo Sviluppo focalizzato proprio sulla sanità, ha infatti annunciato l’imminente ritorno in Giunta di due provvedimenti che nelle scorse settimane erano stati bloccati da Fratelli d’Italia, primo partito di maggioranza in Regione, perché, si disse allora, "non condivisi con tutta la Giunta" e ha legato la possibilità di realizzare il proprio programma e la propria permanenza nell’esecutivo lombardo proprio all’esito della partita delle nomine. "Questo – ha detto Bertolaso a conclusione della sua esposizione rivolto agli stakeholders – è il mio piano per i prossimi 4 anni, se mi daranno l’opportunità di farlo. Il tutto dipenderà da come andrà la partita importante che è in gioco nei prossimi 14 giorni (l’allusione alla nomina dei nuovi direttori generali sembra evidente). Parole che, come anticipato, sembrano confermare la criticità del momento, se si considerano tre elementi. Il primo: come già riportato, Bertolaso e i suoi tre saggi sono nel mirino di una parte della maggioranza perché intendono escludere i partiti dalla nomina dei direttori generali di 15 aziende ospedaliere ritenute particolarmente strategiche e perché lo stesso assessore regionale rivendica per sé la scelta di almeno 6 manager. Considerato che Fratelli d’Italia rivendica per sé il 50% delle nomine, manca l’aritmetica per far contenti tutti. Chi si aspetta che la scelta sia dovuta solo a meri valori di meritocrazia e competenza, è del tutto fuori strada: la scelta è politica, non da ora ma da sempre, e in base al risultato elettorale regionale vengono suddivisi i posti per vicinanza di partito a questo o quello schieramento. Chi ha preso più voti, ha più posti a indirizzare; chi ne ha meno si deve accontentare, così come magari di posti meno significativi. Questo è importante ricordarlo.