La testimonianza di Letizia Gualdoni, giovane inverunese, ex operatrice ONG: "La situazione è da anni che è grave ma ora si rischia davvero un catastrofe umanitaria".
Una testimonianza preziosa che ci porta in uno dei luoghi più sofferenti del nostro malato mondo. Se la guerra tra Russia e Ucraina si protrae senza soluzioni apparenti, un fronte forse ancora più drammatico si è aperto il 7 ottobre con l’attacco di Hamas ad alcuni kibbutz, provocando morte e dolore, risvegliando incubi oscuri del cuore nel popolo israeliano. La dura, durissima, reazione si sta ora concentrando su Gaza con attacchi violenti, duri, forse ancora nulla rispetto a quanto potrà accadere. Una giovane inverunese, Letizia Gualdoni, infermiera, per nove mesi (nel 2009 e 2010), si adoperò in quei luoghi per una ONG internazionale e la sua testimonianza è ora molto preziosa: “Ho lavorato nell’area per due progetti molto importanti: uno per il recupero fisioterapico di bambini e adulti colpiti da proiettili e bombe rimanendo mutilati o gravemente feriti; in un altro, forse ancor più importante, per il sostegno psichiatrico e piscologico della popolazione”. Dal 2006 il governo di Gaza, seppure anche con momenti di tensione interna, è guidato dal gruppo di Hamas: “Anche quando ero presente e negli anni seguenti, la nostra ONG ha sempre dovuto relazionarsi con loro, generalmente accettando il nostro aiuto alla popolazione. All’epoca avevamo quattro ambulatori e dal 2018 abbiamo iniziato attività negli ospedali civili per cercare di assistere la popolazione. A Gaza non entra né esce nulla per i tantissimi controlli e, in questi giorni, mi piange il cuore a pensare alle popolazioni incontrate. Ho lasciato tanti amici e collaboratori lì, tra cui alcuni giovani che abbiamo curato e che poi sono cresciuti e si sono inseriti. Fino ad alcuni giorni fa riuscivo a sentirli, ora non mi risponde più nessuno e non so come stiano”. Difficile chiedere cosa è accaduto quel 7 ottobre e poi: “Pensare che Israele non sia riuscito ad anticipare e gestire quanto accaduto è davvero strano - ci spiega - i controlli, gli alert e tutte le segnalazioni sono sempre stati molto dettagliati e rigorosi. La situazione è da anni che è grave ma ora si rischia davvero un catastrofe umanitaria”. Di certo, in questo momento, le prospettive per i palestinesi, che già non potevano far nulla e crescevano senza grandi speranze, sono ancora più difficili.