Radice: «Bisogna prendere atto del fallimento di questo modello di accoglienza. Partiamo dall’inclusione per creare sicurezza»
Cambiare radicalmente il paradigma delle politiche migratorie. Lascia Lampedusa con questa convinzione il sindaco di Legnano Lorenzo Radice, che ha partecipato con gli studenti e i docenti degli istituti Dell’Acqua e Bernocchi a “Europe of rights”, la decima Giornata della Memoria e dell’Accoglienza a ricordo del naufragio in cui, il 3 ottobre 2013, persero la vita 368 persone al largo dell’isola. Nel suo intervento alla tavola rotonda di lunedì 2 ottobre dal titolo “Dall’accoglienza all’inclusione: le sfide per gli enti locali” Radice ha riflettuto su 30 anni di politiche migratorie e sul fallimento di un modello che mette prima la sicurezza, poi l’accoglienza e, da ultimo, l’inclusione. «Dobbiamo cambiare paradigma. Come è possibile che in un Paese come il nostro, dove si registrano 391mila nascite in un anno, dove Confindustria lamenta la carenza di mezzo milione di addetti ci si concentri, in primo luogo, sui respingimenti? Il costo che l’Italia sostiene per i migranti è di 26,8 milioni di euro, mentre gli immigrati che lavorano in Italia contribuiscono al Pil con 28,2 miliardi di euro, quindi, anche limitandoci a considerazioni puramente numeriche, siamo di fronte a una follia perché queste persone servono al nostro sistema economico. L’inclusione deve essere alla base delle politiche migratorie per avere una reale accoglienza ed è sola la condizione per creare veramente sicurezza. La logica dei respingimenti confina, invece, i migranti in un limbo che li condanna a cadere nel giro della criminalità. Quello che ho potuto vedere in questi giorni a Lampedusa dovrebbe essere visto da tutti per prendere sul serio coscienza della questione immigrazione: in assenza di rappresentanti del nostro Governo, consola e dà fiducia la presenza e il coinvolgimento di tanti giovani alle celebrazioni del 3 ottobre. Sono loro la speranza per un futuro diverso dell’Italia e dell’Europa e il ricordo più bello che riporto a casa».