Paolo Tramezzani, Fabian Valtolina e Gianluca Temelin. Campioni e professionisti di calcio ripercorrono con noi gli anni trascorsi con la maglia della Pro Patria.
PAOLO TRAMEZZANI: Bandiera e capitano. E’ stato entrambi, per diversi anni (gli ultimi della sua straordinaria carriera da professionista). Ma, in fondo, è come se lo fosse anche oggi. Paolo Tramezzani alla Pro Patria era un uomo simbolo, fuori e dentro il campo, un calciatore con la ‘C’ maiuscola e, prima di tutto, persona capace di farsi volere bene ed amare per le sue doti di atleta e per le sue qualità umane. Così, quando l’altro giorno lo abbiamo chiamato, ricordando i trascorsi a Busto Arsizio, nelle sue parole abbiamo percepito tanta emozione. “Sono stati anni intensi e bellissimi, che porterò sempre nel mio cuore - dice - Diverse le squadre con cui ho giocato, in Italia ed all’estero (Inter, Piacenza, Atalanta e Tottenham, solo per citarne alcune), ma l’esperienza allo Speroni occupa un posto particolare nel mio personalissimo album dei ricordi. Qui ho trovato gente fantastica, dai compagni, fino ai dirigenti, agli allenatori, per non parlare, poi, della tifoseria. Sempre presente, sempre pronta a sostenerti anche nei momenti di difficoltà”. Paolo, quattro anni e mezzo, quasi cinque, alla Pro Patria: partiamo dal campo, il tuo o i tuoi ricordi più belli? “Ce ne sono diversi - continua - Ve ne dico due: la vittoria per 4 - 3 contro il Genoa e quella per 4 - 2 con il Pisa. Sono stati appuntamenti decisivi per le nostre stagioni”. E quelli, invece, fuori dal terreno di gioco? “Anche qui ne avrei tantissimi - spiega - Il calore delle persone: i tifosi ed i singoli cittadini. Busto è stata una città che mi ha dato davvero tanto, sotto ogni aspetto e punto di vista”. La situazione, oggi, alla Pro Patria è alquanto difficile, che cosa ci dici? “E’ un grosso dispiacere - ribadisce Tramezzani - Un momento che spero possa risolversi nel migliore dei modi. Lo meritano i giocatori, che non hanno mai smesso di comportarsi da veri professionisti, il mister e lo staff tecnico, anche loro hanno continuato a svolgere il lavoro, e quanti, ogni domenica, si sono ritrovati allo stadio, in casa, ma anche fuori, per far sentire al gruppo tutta la vicinanza e l’affetto possibile, sostenendoli in prima persona”. Detto questo, torniamo a te: durante la stagione in corso ti è capitato di tornare al campo per vedere la squadra, magari durante un allenamento o, nel fine settimana, in occasione di una partita? “Purtroppo - conclude - per gli impegni sono andato allo stadio solamente una volta... Mi ricordo, era la gara di andata con la Tritium”.
FABIAN VALTOLINA: La ricordo come fosse ieri. Il Genoa veniva da un periodo straordinario, era imbattuto da tanto tempo. Noi, però, abbiamo fatto una gara di livello e siamo riusciti a vincere (4 - 3 il risultato finale). L’unico rammarico è di non essere potuto scendere in campo: ero squalificato e, così, mi sono dovuto accomodare in tribuna. Un’emozione, comunque, fantastica”. C’è stato anche Fabian Valtolina tra i giocatori che hanno vestito la gloriosa maglia della Pro Patria. “E’ stato un periodo bellissimo - ci racconta - Sia a livello sportivo sia dal punto di vista umano, con i compagni e con i tifosi. Il calore che questi ultimi sapevano trasmetterti, anche nei momenti difficili, quando eri appena stato sconfitto o una partita non era andata come avresti sperato”. Oggi, la situazione è complicata, per non dire triste: la Pro Patria sta vivendo, forse, uno degli attimi della sua storia più brutto. Cosa ti senti di dire da ‘ex’? “Mi dispiace moltissimo per quanto sta avvenendo - continua - Una realtà così importante merita, ovviamente, tanto, fuori e dentro il terreno di gioco. Servono persone che prendano sul serio un loro coinvolgimento e che, se lo iniziano, poi, lo portino a termine, cercando di farlo nel migliore dei modi possibile. C’è amarezza per chi, fino ad oggi, si è impegnato, in prima persona, per portare in alto il gruppo, per i calciatori che hanno creduto in un progetto e, prima di tutto, per la tifoseria. Alla fine, quando nel calcio si verificano simili situazioni, sono sempre questi ultimi a rimetterci”. Fabian, hai parlato dei giocatori: tu sei stato un grande professionista. Qualche parola in merito? “Capisco - spiega - quelli che hanno deciso di lasciare e scegliere altre strade, ma capisco anche quanti sono rimasti. Giocare è la nostra più grande passione e solo scendendo in campo possiamo esprimerci, magari per trovare, appunto, nuove destinazioni per il futuro”. Detto ciò, torniamo alla tua esperienza a Busto Arsizio. Oltre al ricordo della gara col Genoa, quali altre immagini hai di quel periodo? “Sicuramente i tifosi - conclude - Il rapporto con molti di loro è stato unico. C’erano in ogni momento, ti facevano sentire il loro calore”.
GIANLUCA TEMELIN: Quaranta gol in tre anni ed una squadra che lo ha rilanciato, facendolo diventare un bomber di livello. Oggi, Gianluca Temelin gioca nella Reggiana, ma alla Pro Patria è come se avesse lasciato una parte del suo cuore. Tanti sono i ricordi legati al periodo in cui è rimasto a Busto Arsizio, tante le immagini, tutte stampate nella sua mente, e, ancora, tanti gli episodi che si riferiscono a questa o a quella stagione. Ce li racconta, uno ad uno, in una telefonata che è, al tempo stesso, un vero e proprio ‘mix’ di emozioni, gioie e coinvolgimento. Gianluca, di sicuro saprai la brutta situazione che stanno vivendo alla Pro Patria. Come la vivi da ‘ex’? “Mi dispiace moltissimo. Non posso pensare ad una realtà con una storia così importante alle spalle e blasonata che si trova in un periodo tanto difficile. Spero che tutto si possa risolvere al più presto - ci ha confidato - E, ovviamente, in maniera positiva. Per chi crede in questo gruppo, per quanti non hanno mai smesso di onorare, giorno dopo giorno, il loro lavoro. Per noi giocatori scendere in campo, per una partita o anche solo per gli allenamenti, significa tutto. Vederci, quindi, portare via questo sogno sarebbe terribile. Il calcio, per chi come me pratica questo sport, è passione, la nostra vita. Poi ci sono i tifosi, quanti, quotidianamente, ci seguono e ci stanno vicini, sia che si vinca, sia che si perda. Anche a loro bisogna pensare”. Facciamo, adesso, un passo indietro, e torniamo al tuo periodo nella città della provincia di Varese: quali i ricordi più belli, in campo o fuori? “Sinceramente la città l’ho vissuta poco. Non avendo qui la famiglia, rimanevo a Busto solo per gli allenamenti e le partite. Invece a livello sportivo, beh... ogni gara è stata particolare. La Pro Patria mi ha aiutato a rilanciarmi visto che arrivavo da un periodo davvero poco esaltante e mi ha permesso anche di realizzare quaranta reti in tre stagioni. Hanno, fin da subito, creduto in me e io, ancora adesso, li ringrazio per questo”. Nel concreto, però. Cosa ci dici? “Sicuramente l’ultimo anno quando, a tre giornate dalla fine del campionato, eravamo a 32 punti, in zona retrocessione. Siamo riusciti a vincerle tutte, arrivando a 41 punti e per la classifica avulsa ci siamo salvati. Per quanto riguarda le sfide: quella col Genoa, che abbiamo superato 4 - 3 (era da diverso tempo che la formazione ligure non perdeva) e, poi, la gara col Pisa, vinta anche lei con il risultato di 4 - 2 (dopo essere andati in svantaggio di due reti). Quel giorno, inoltre, ho realizzato una tripletta”. Della tua permanenza alla Pro Patria, quali sono i compagni che porti ancora nel cuore? Chi ti ha lasciato qualcosa in più? “Ce ne è uno su tutti: il capitano, Paolo Tramezzani. Con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto e, ancora adesso, sono in contatto. Era un professionista, sotto ogni aspetto e punto di vista. In campo sapeva trasmetterti la giusta sicurezza, il carattere e la grinta, fuori era una persona eccezionale. Atleta, ma, innanzitutto, uomo, sul quale sapevi di potere fare sempre affidamento, anche solo per un consiglio”.