Lo spot di Esselunga, con sensibilità, semplicità e un pizzico di sentimento, scopre una carta che ancora troppo spesso viene ignorata.
Le ultime settimane sono state monopolizzate da un solo argomento: la pesca di Esselunga. Una pubblicità all'apparenza semplice che ha letteralmente spaccato in due l’opinione pubblica. Da una parte le famiglie ‘tradizionali’, dall’altra quelle in cui i genitori vivono una separazione. Il dibattito si è focalizzato proprio sul divario creatosi, dove la prima fazione si è vista accantonata in nome di una più diffusa statistica di separazione, i secondi invece si sono sentiti tirati in causa e posizionati sotto una lente di ingrandimento. In parole povere ognuno si è visto colpito da uno spot che ha avuto l’audacia di porre al centro non gli adulti, con le loro scelte di vita, ma i figli. Una ‘guerra dei poveri’ dove a pagarne le conseguenze, ancora una volta, sono i bambini, spesso spettatori delle vite e delle scelte dei genitori ma decisamente più aperti ai cambiamenti e tante volte alle difficoltà. La verità è che ognuno di noi porta nel cuore il peso e la fatica di ciò che ha costruito, che sia l’immagine più tradizionale di famiglia ovviamente ben lontana da quella del Mulino Bianco o un’idea nuova, però non per questo diversa dalla prima. Quello che non cambia, e mai cambierà nel tempo, è l’amore di un genitore verso il proprio figlio e ancora la forza, la tenacia, spesso la paura e il senso di protezione. Lo spot di Esselunga, con sensibilità, semplicità e un pizzico di sentimento, scopre una carta che ancora troppo spesso viene ignorata: i figli hanno sentimenti, desideri e sogni che non sempre coincidono con quelli dei genitori. E questo non significa che dietro il gesto di una bambina che compra una pesca per il papà, ci sia il desiderio di riunire, di far tornare l’amore o ancora che coltivi il retropensiero di desiderare qualcosa di diverso da quello che ha e cioè una famiglia tradizionale. Dietro una bambina che compra una pesca per il papà c’è solo la genuinità di donare ai due genitori, forse troppo impegnati a farsi la guerra, un istante di serenità e, perché no, un sorriso spontaneo e un pensiero felice.
Forse il segreto è proprio questo: guardare alla vita, ad alcuni aspetti almeno, con il cuore puro e leggero come quello di un bimbo. Forse così la smetteremmo di creare dibattiti estenuanti, lunghi e poco costruttivi su tematiche personali e per tutti diverse. Perchè quando in gioco c’è l’amore verso i figli, non c’è ragione o torto, ci sono solo vincitori!