La scomparsa del leader di Forza Italia ha inevitabilmente unito tutti gli stakeholders al Governo in un sentimento di cordoglio, ma ha contemporaneamente anche cominciato a riscaldare la brace, che soggiace alle relazioni intra-partitiche e all’interno del partito stesso.
“Supponente, prepotente, arrogante e offensiva”, come dimenticare gli aggettivi che lo stesso Berlusconi appuntò su un foglietto di carta durante il discorso d’insediamento di Giorgia Meloni lo scorso 14 ottobre. La scomparsa del leader di Forza Italia ha inevitabilmente unito tutti gli stakeholders al Governo in un sentimento di cordoglio, ma ha contemporaneamente anche cominciato a riscaldare la brace, che soggiace alle relazioni intra-partitiche e all’interno del partito stesso. Adesso che non c’è più il suo fondatore, che fine farà il partito più leader- centrico che la storia politica italiana della seconda repubblica abbia conosciuto è la domanda delle domande. La risposta è ignota, chiaramente, ma è tanto determinante, che rappresenterà uno dei quesiti chiave alla quale Meloni dovrà trovare una soluzione nei prossimi mesi. Inutile fare mistero di quanto quegli aggettivi rappresentassero un geniale esercizio comunicativo di uno dei migliori comunicatori italiani, perché la stampa potesse concorrere a mettere pressione su una premier in pectore intenta all’assegnazione dei ruoli di governo sotto-pesando, a giudizio di SB, l’importanza di Forza Italia; escluderne tuttavia un retropensiero politico sarebbe, crediamo, un errore grave. La politica è un intreccio di rapporti di potere e, tanto in quel caso quanto nella finestra che si è aperta con la morte di Berlusconi, questa è la variabile più rilevante nella determinazione degli equilibri delle forze in campo e, di conseguenza, della vita dei governi. Dunque, sopravvivere o morire? La sorte di Forza Italia è probabilmente la minaccia più rilevante al mandato di Giorgia Meloni, ben più pericolosa di quanto possano esserlo le opposizioni stesse. Da un lato, Lega e FdI dovranno controllare la brama, propria di altri (Renzi e Calenda), di acquisire Senatori e Deputati (e relativi voti), che, presi dal timore di perdere un seggio sicuro o privi del collante berlusconiano che li legava a FI, chiederanno il cambio di casacca, mentre dall’altro lato dovranno essere essere altrettanto bravi a sedare le dispute interne a Forza Italia pronte a esplodere per spartirsi leadership, cariche ed indirizzo politico, ed evitare il collasso per inconsistenza sopraggiunta del partito di Berlusconi. Ipotizzare una Meloni più al centro, in grado di raccogliere l’eredità politica di Berlusconi, e che contemporaneamente offra una stampella a Forza Italia è una delle soluzioni che riteniamo più verosimili, in grado di consolidare la sua leadership di governo e, per estensione, quella di un esecutivo ancora pericolosamente legato ai voti di FI. Lega permettendo.