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Busto Arsizio

Sei pietre d'inciampo

Anche Busto ha le sue pietre d’inciampo, i blocchi in pietra ricoperti da una piastra d'ottone su cui si ricordano i nomi dei deportati nei campi di sterminio nazisti, incorporate nel selciato stradale delle città a memoria delle vittime.

Anche Busto ha le sue pietre d’inciampo, i blocchi in pietra ricoperti da una piastra d'ottone su cui si ricordano i nomi dei deportati nei campi di sterminio nazisti, incorporate nel selciato stradale delle città a memoria delle vittime.

Dalle scorse ore ce ne sono sei in via Magenta all’ingresso del parco Comerio e sono dedicate a Vittorio Arconti, Arturo Cucchetti, Ambrogio Gallazzi, Alvise Mazzon, Giacomo Biancini, Guglielmo Toia, operai della Comerio Ercole deportati nel 1944 nel campo di sterminio di Mauthausen per aver fomentato uno sciopero.Arconti, Gallazzi e Cucchetti non fecero ritorno a casa. Mazzon morì qualche tempo dopo il suo ritorno per gli stenti subiti nel campo.

“Le pietre d’inciampo dovranno ricordarci sempre dell’obbligo che abbiamo, noi amministratori per primi, di essere esempio di attenzione agli altri, di ricordarci che le azioni positive ispirano sempre comportamenti positivi, di ricordarci delle persone che hanno lottato per un futuro migliore, di ricordarci che il mondo del lavoro non si celebra solo un giorno all’anno, di ricordarci, infine, che la violenza non è mai accettabile: è un male contro cui siamo tutti chiamati a reagire, come hanno fatto coloro che sono stati deportati e molti altri di cui non conosciamo il nome ma hanno sofferto la stessa sorte” ha affermato Antonelli, che ha anche sottolineato la necessità che i giovani studino la storia e rinnovino la memoria per evitare che si ripetano gli errori del passato (tra i presenti anche alcuni studenti del liceo Crespi).

Molto commovente l’intervento di Lisa Mazzon, nipote di Alvise, che ha ringraziato per l’omaggio reso al nonno, purtroppo mai conosciuto. Chi passerà davanti al parco e "inciamperà" nelle pietre non potrà fare a meno di rivolgere a lui e agli altri deportati un pensiero riconoscente.

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