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Cultura

Ottavia Piccolo è Politkovskaja

Al teatro Elfo Puccini un appuntamento carico di emozioni. Per venti volte gli occhi si riaprono e si richiudono su temi e luoghi diversi, sempre da intuire. Un viaggio nella vita della Politkovskaja.

Dal 21 marzo al 3 aprile 2011, la sala Fassbinder del teatro Elfo Puccini accoglie 'Donna non educabile', un avvincente monologo di Stefano Masini interpretato da Ottavia Piccolo. L'attrice, che in carriera ha lavorato con maestri del calibro di Visconti, Squarzina, Strehler, Ronconi e Bolchi (per citare solo i più importanti), si veste dei panni di Anna Politkovskaja, la giornalista moscovita uccisa il 7 ottobre 2006 nell'ascensore del suo palazzo. La giornalista russa era molto conosciuta per il suo impegno nei diritti umani, per i reportage dalla Cecenia e per la sua opposizione al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin: sulla Novaja Gazeta, quotidiano russo di ispirazione liberale, la Politkovskaja condannava l'esercito e il governo russo per lo scarso rispetto dei diritti civili e dello stato di diritto in Cecenia, ovvero in Russia. Ottavia Piccolo, accompagnata dalle coinvolgenti musiche d'arpa dal vivo di Floraleda Sacchi, dà così voce alla feroce immediatezza degli scritti della Politkovskaja, alla sua necessità di rendersi testimone davanti alle nefandezze compiute in un paese che, pur aspirando a diventare democratico, praticava per lo più solo censura e violenza, come accadeva ai tristi tempi delle restrizioni sovietiche staliniane. I brani autobiografici e gli articoli innestati sulla scena, restituiscono via, via al pubblico il senso di verità della giornalista, come fossero un album di immagini, una sequenza di eventi, avventure e fatti colti rigorosamente in presa diretta. Uno spettacolo penetrante, che trova la migliore promozione per affrontare il costo del biglietto (variabile dalle trenta alle undici euro) nella frase finale del suo programma di sala: “Un collage di quasi venti quadri. Ogni volta che il quadro inizia il pubblico non sa niente: viene scaraventato dalle parole in un contesto sconosciuto. È come se per venti volte gli occhi si riaprissero e si richiudessero su temi e luoghi diversi, sempre da intuire. Direi che non si tratta di un testo su Anna Politkovskaja, bensì un viaggio negli occhi di Anna Politkovskaja”.

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