Forma, struttura, tensione, colore. L’artista di Legnano Nicoletta Borroni torna ad esporre alla Galleria Monopoli di via Privata Giovanni Ventura a Milano fino al 31 marzo con la mostra dal titolo “Pittura Plastica” a cura di Alberto Barranco di Valdivieso.
Forma, struttura, tensione, colore. L’artista di Legnano Nicoletta Borroni torna ad esporre alla Galleria Monopoli di via Privata Giovanni Ventura a Milano fino al 31 marzo con la mostra dal titolo “Pittura Plastica” a cura di Alberto Barranco di Valdivieso, naturale prosecuzione della precedente esposizione, “Shapes and Forms”, presentata da Flaminio Gualdoni. La nuova mostra, arricchita di ulteriori sviluppi tematici ed estetici a definire maggiormente il percorso artistico di Nicoletta Borroni, è l’estrema sintesi della percezione dinamica di oggetti a struttura geometrica tridimensionale dipinti ad aerografo attraversati da linee orizzontali bianche che innervano ogni singola forma raccordandola con le altre e strutturando l’immagine corale. L’apparente semplicità delle strutture nasconde una genesi di grande complessità e tensione creativa. Opere essenziali nel progetto di pensiero e di forma che evidenziano la ricerca assoluta di un tutto armonico nell’equilibrio perfetto tra volume e superficie, tra geometria pura e toni cromatici. La poetica dell’artista possiede la consapevolezza che l’emozione suscitata nel fruitore non può prescindere dal dialogo dinamico che le opere instaurano tra loro e con lo spazio che occupano e influenzano. Le nuove opere geometriche del ciclo “Linea Chiara”, formate da molteplici pezzi che si completano perfettamente nella loro struttura ad incastri, sono espressione del pensiero razionale dell’artista che si riflette sul significato di spazio pensato e spazio fisico. Un riferimento, quello all’architettura, per nulla casuale e marginale nell’arte di Nicoletta Borroni, che guarda con attenzione a figure come Louis Kahn, fra le più importanti nell’architettura del XX secolo. Tutte realizzate con pannelli listellari di abete preparati da artigiani su disegno progettuale dell’artista stessa, le opere sono realizzate con la posatura del colore tramite sgocciolamento con l’aerografo posizionato parallelo al piano, partendo dalle tinte più chiare per arrivare a quelle più scure, così da permettere di vedere le velature cromatiche sottostanti. Alberto Barranco di Valdivieso: “Pittura dunque, certamente pittura, seppur con l’assistenza dell’aerografo sapientemente manovrato dall’artista il cui gesto è pensato e sperimentato appositamente per creare particolari tessiture di colore secondo passaggi sovrapposti restituendo un effetto ambiguo a tutto il volume, sospeso tra la pietra e la spugna, che in qualche modo perturba la nostra percezione e sublima la dinamica di un oggetto che vibra tra la sua dimensione fisica compatta di oggetto categorico e la nostra frammentata dimensione psichica-percettiva”. Il titolo stesso della mostra “Pittura Plastica” – come sottolinea lo stesso Barranco - vuole evidenziare il perfetto connubio tra pittura e volume di un nuovo gruppo di esperienze che il curatore e critico individua come particolare espressione di alcuni artisti post-minimalisti che usano la pittura come parte integrante della costruzione spaziale e dell'articolazione dialettica dell'opera.