Febbraio 2020... quando tutto è cominciato. Febbraio 2023, immagini più che mai vive nella testa e nei cuori e che niente e nessuno potrà mai cancellare. L'intervista al virologo Fabrizio Pregliasco.
Febbraio 2020... quando tutto è cominciato. Febbraio 2023, immagini più che mai vive nella testa e nei cuori e che niente e nessuno potrà mai cancellare. Perché quello che hanno dovuto affrontare è stato e per sempre resterà stampato nelle loro menti. Medici, infermieri e tutto il personale sanitario: i primi casi di Covid-19, poi altri ancora, tanti, tantissimi e che continuavano ad aumentare di giorno in giorno, gli ospedali che si riempivano di pazienti e la corsa contro il tempo per far fronte ad un’emergenza che stava mettendo in ginocchio l’intero Paese. “Ricordo la paura di ciascuno di noi - racconta il virologo Fabrizio Pregliasco - Eravamo impegnati a combattere contro qualcosa che non si conosceva e questo, come potete ben capire, ha generato preoccupazione e angoscia. Non dimenticherò mai, ad esempio, la sofferenza di non riuscire a fronteggiare gli arrivi sempre più pesanti nei reparti. Un dolore enorme è stato trasferire le bare nella chiesa del nosocomio. Attimi terribili, durante i quali ci siamo chiesti come avremmo fatto ad uscire da una simile situazione e ancora peggio se ce l’avremmo fatta. Poi con le vaccinazioni è arrivata la speranza, un vero e proprio momento liberatorio, fino agli elementi a seguire (stanchezza, sconforto, in alcuni casi pure rabbia), visto che la pandemia, in modo trasversale, aveva colpito tutti. E’ chiaro che la prima parte sembrava veloce da risolversi; si pensava che la scienza potesse dare una risposta rapida e senza grossi problemi, invece si è scoperto che così purtroppo non era e tutto ciò ha spaventato, creando divisioni”. Momenti, come detto, che non si potranno mai cancellare dalla memoria, ma che adesso, un po’ alla volta, stanno lasciando finalmente il posto all’ottimismo verso il presente e il futuro. “Allo stato attuale c’è un andamento che definirei tranquillo, con una tendenza all’abbassamento - conclude Pregliasco - Certo, non è ancora la fine della pandemia, però siamo in una fase endemica che spero, salvo eventuali nuove varianti (da tenere costantemente monitorate), avrà un comportamento come quello di un sasso in uno stagno. Ora ci troviamo per fortuna in periodo di decrescita, soprattutto per quanto riguarda le forme più gravi, che possono comunque esserci nei non vaccinati e nei fragili che non hanno fatto le vaccinazioni di richiamo in questo momento fondamentali per loro. Perché va sottilineato che il Covid ancora oggi, meno di prima, ma fa ugualmente male. Meno di prima, in quanto la gran parte di chi è sopravvissuto, si è vaccinato oppure si è infettato e quindi vaccinato, acquisendo un’immunità che gli permette di avere minori probabilità di essere colpito da danni pesanti”.
IL VIROLOGO PREGLIASCO E I TRE ANNI DI COVID