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Legale

Cani alla catena: attenzione al reato

Cani legati con la catena: attenzione al reato di maltrattamento di animali.

Non sempre è facile individuare quando un cane si può tenere legato, per quanto tempo e quanto deve essere lunga la corda o catena, ma soprattutto che cosa prevede la legge e se siamo di fronte ad un reato.
In linea di massima non c’è una legge che vieta di tenere il cane legato ad una corda o una catena, per cui di per sé non è una condotta illegale.
Anzi, molti cani vivono la loro vita in questo modo, salvo disposizioni comunali o regionali.
Sebbene la strada per il benessere animale sia ancora molto lunga un dato è certo: chi mette il cane in catena lasciandolo morire di stenti rischia oltre un anno e mezzo di reclusione e oltre quindicimila euro di multa.
Così ha stabilito di recente la Corte di Cassazione, che ha respinto il ricorso di un uomo che aveva seviziato e lasciato morire il cane.
Nel caso specifico i Giudici hanno negato all’uomo qualunque attenuante, ritenendo l’imputato colpevole del reato di cui all’art. 544 ter c.p., primo e terzo comma, per aver cagionato la morte di un cane senza necessità e per crudeltà.
Per i Giudici di legittimità il disposto dell’art. 544 ter del codice penale è chiaro laddove statuisce che: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro”.
I Giudici hanno ricordato che la stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti deriva la morte di un animale.
Tale pronuncia è significativa della sensibilità mostrata verso il tema del benessere degli animali.
Ora più che mai occorre prestare attenzione a tutti i casi in cui un animale è tenuto in condizioni incompatibili alle proprie caratteristiche etologiche, non solo perché un animale in catena fa tristezza ma per evitare il rischio che il proprietario o colui che se ne sta prendendo cura commetta un reato.

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