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Da Bernate in Ucraina per aiutare

Ci sono scelte che richiedono coraggio e tanto cuore e Martina, giovane bernatese, ha dimostrato di averne in abbondanza. Da Bernate in Ucraina per portare aiuto.

Ci sono scelte che richiedono coraggio e tanto cuore e Martina, giovane bernatese, ha dimostrato di averne in abbondanza. Da sempre in prima linea per aiutare il prossimo, lo scorso giugno ha scelto di partire con l’Associazione San Vincenzo di Abbiategrasso, direzione... Ucraina. Martina e il gruppo di volontari sono partiti il 15 giugno all’alba con pulmini carichi di generi alimentari e medicinali; tutto il materiale è stato raccolto grazie alle tante inziative benefiche della zona, tra cui il pic nic per la pace promosso da gruppi di volontari di Bernate Ticino l’8 maggio scorso. La ‘carovana della pace’, dopo aver attraversato la Repubblica Ceca e la Slovacchia, è arrivata in serata presso la città di Jarosław in Polonia a circa un’ora dal confine. Dopo la sosta per la notte, la mattina del 16 giugno è iniziata la parte di viaggio più complessa e a tratti pericolosa. Martina ci racconta come i controlli in frontiera sono stati lunghi e scrupolosi ma, dopo un paio di ore, sono riusciti ad entrare in Ucraina e raggiungere la città di Leopoli. Davanti ai loro occhi una città che è riuscita a ritagliarsi uno spiraglio di normalità all’interno dello scenario bellico che la circonda, una città che negli ultimi quattro mesi ha accolto moltissimi ucraini in fuga dalle zone più colpite. L’aumento reppentino di popolazione, stimato a circa il 30%, richiede continuamente scorte di cibo e medicinali per sopperire ai bisogni. Le scorte portate dall’Italia sono state consegnate a due ospedali, uno pediatrico e uno di patologie infettive, ad un’organizzazione locale che opera nel campo dell’educazione e ad un monastero di sacerdoti orionini impegnati nell’organizzazione di attività estive per ragazzi. Prima del rientro, il gruppo ha accolto due mamme con le figlie di sei e sedici anni destinate all’Italia. Il lungo viaggio di ritorno, durato circa trenta ore, ha permesso di conoscere meglio le donne partite con loro per trovare rifugio lontano dalla loro terra. E se da una parte c’era la volontà di aprirsi e condividere questo nuovo inzio con gratitudine, dall’altra c’era il dolore e la rabbia, l’impotenza e la sofferenza continua. Le stesse emozioni, ci racconta Martina, che ha visto negli occhi e nelle parole delle persone incontrate a Leopoli, dove la guerra circonda la città senza però di fatto toccarla. Postazioni di soldati, check point e sirene antiaerei sono i segnali di una guerra che sta mettendo in ginocchio un paese intero. Una guerra da cui tutti ne usciremo sconfitti.

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