Domenica 29 maggio si celebra la XXI Giornata nazionale del sollievo. Ma che significato ha la parola sollievo per i professionisti dell’Asst Valle Olona? Qui i contributi degli Ospedali di Busto Arsizio, Gallarate e Saronno.
Domenica 29 maggio si celebra la XXI Giornata nazionale del sollievo. La data è finalizzata a "promuovere e testimoniare, attraverso idonea informazione e tramite iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale” (Presidente del Consiglio dei Ministri, 24 maggio 2001). Ma che significato ha la parola sollievo per i professionisti dell’Asst Valle Olona? Qui i contributi degli Ospedali di Busto Arsizio, Gallarate e Saronno.
“L’Unità operativa di Anestesia Rianimazione e Terapia del dolore di Busto Arsizio testimonia da sempre, con una presenza costante, l’attenzione alla cura e al sollievo dal dolore attraverso una équipe di infermieri e medici motivati e attenti - dicono il dottor Daniel Covello e la dottoressa Mercedes Lanzilotta - Il nostro motto è contra dolorem semper, e vale per tutti in nostri pazienti: quelli che giungono in Pronto soccorso in urgenza-emergenza, i pazienti critici ricoverati in Rianimazione, quelli sottoposti a interventi chirurgici, i pazienti con dolore cronico e le donne in travaglio di parto. Il nostro 29 maggio lo rinnoviamo ogni giorno, attraverso l’impegno quotidiano nella cura e contestualmente attraverso progettualità e ottimizzazione di nuovi strumenti e possibilità di cura. Ne è un esempio il nostro Ambulatorio di Terapia del dolore: svolge oltre 3000 prestazioni l’anno, integrando l’approccio convenzionale farmacologico e infiltrativo ecoguidato con le nuove tecniche di neuromodulazione (Scrambler Therapy), l’utilizzo della Cannabis terapeutica, così come a breve l’ozonoterapia e l’agopuntura.
L’Ospedale di Busto è l’unico ospedale pubblico nella provincia di Varese in grado di fornire tutte queste opzioni terapeutiche con il Servizio Sanitario Nazionale, arginando la necessità di rivolgersi agli studi privati. Ne siamo orgogliosi. E siamo orgogliosi di aver mantenuto aperta la Terapia del dolore di Busto anche nelle fasi più critiche dell’emergenza COVID e nonostante le note difficoltà attuali legate alla carenza di Medici Anestesisti Rianimatori, dando inoltre disponibilità all’apertura dell’Ambulatorio di Terapia del dolore in orario extra-lavorativo nei giorni prefestivi, al fine di abbattere le liste di attesa. Tutto questo è stato ed è possibile grazie alla costante fiducia dei nostri pazienti e attraverso una comunione di intenti della Direzione Aziendale e di Presidio, del Cup e dell’intero team infermieristico e medico dell’Unità operativa di Anestesia Rianimazione e Terapia del Dolore dell’Ospedale di Busto Arsizio.
"Il sollievo è l'esperienza di liberazione, totale o parziale, da uno stato di sofferenza - afferma il dottor Emanuele Bossi, Direttore della Terapia intensiva dell'Ospedale di Gallarate - Ogni giorno nella nostra attività, ovunque la svolgiamo (Terapia intensiva, ambulatorio di Terapia del dolore o sale operatorie) intercettiamo nei nostri pazienti proprio il bisogno di sollievo: a questo, in fondo, è finalizzata la nostra mission.
Sollievo è un termine che può essere declinato in tanti modi. Concorrono a generare sollievo un mix di fattori: scienza medica, professionalità, innovazione, ascolto, comunicazione. C'è il sollievo del paziente che nell'ambulatorio di Terapia del dolore si libera di un dolore cronico che gli rendeva la vita impossibile.
C'è il sollievo del paziente che lascia la Terapia intensiva, sopravvivendo a un evento acuto, per andare in reparto.
E c'è il sollievo dei parenti del malato: ogni volta che comunichiamo loro che il paziente respira autonomamente, o che è vigile, o che ha scambiato qualche parola con noi, la reazione più comune sono le lacrime, la commozione profonda.
Ogni giorno noi professionisti ci misuriamo con il disagio fisico o morale dei nostri malati. Il ricovero in Terapia intensiva costringe chiunque di noi a entrare in contatto con una dimensione dominata da emozioni molto forti. Se vogliamo portare sollievo dobbiamo confrontarci nel profondo con concetti come paura, afflizione, impotenza. Farmaci innovativi, tecnologie di ultima generazione e operatori sanitari che sanno capire e interpretare i bisogni e le aspettative del malato aprono la strada alla speranza e alla gratitudine. Al sollievo, appunto".
“Nell’attività quotidiana poniamo la sofferenza del paziente al centro della nostra attenzione - dichiara il dottor Stefano Greco, Direttore della Struttura complessa di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Saronno -. Nei pazienti degenti in Terapia intensiva e nei pazienti operati la gestione del dolore viene affrontata con estrema cura, utilizzando i trattamenti più efficaci e attuali. Si applicano scale di valutazione, si impiegano farmaci e tecniche invasive che consentono il completo controllo della sintomatologia. Il supporto e la vicinanza ai familiari, tramite una comunicazione continua, consentono di affrontare la malattia critica anche in situazioni difficili”.
“La Giornata nazionale del sollievo non è “contro” il dolore o la sofferenza, ma “a favore” del sollievo, cioè l’esperienza di sospensione o attenuazione dalla sofferenza e dal dolore in chi è malato e nelle persone care - conclude il dottor Valter Reina, Responsabile dell’unità di Cure palliative dell’ASST Valle Olona -. Nel corso degli anni, considerando i bisogni concreti delle persone malate e sofferenti, il suo significato è andato ampliandosi, abbracciando tutte le condizioni di malattia e condizioni esistenziali che comportano sofferenza, pur mantenendo un posto di rilievo la fase terminale della vita. Sollievo vuol dire certamente, alleviare dal dolore fisico o dagli altri sintomi, ma anche dare un contributo alla dignità della persona al di là della inguaribilità e incurabilità, riportando così al centro del processo di cure la persona malata e il suo rispetto. Quindi sollievo come obiettivo di cura della persona nella sua interezza anche quando non è più possibile la guarigione, oppure quando ci sentiamo dire che “non c’è più niente da fare”. Il sollievo è quindi un’esperienza che coinvolge tutte le dimensioni della persona umana: fisica, psichica, spirituale e sociale ed è l’unico modo per fronteggiare quel dolore totale che pervade la persona alla fine della sua esistenza. Per questo è necessario un approccio globale che veda alleati medici, infermieri, operatori socio sanitari, fisioterapisti, psicologi, educatori e sacerdoti, non dimenticandoci del ruolo importante della famiglia. Abbiamo, infatti, sperimentato, nel corso della pandemia, il ruolo insostituibile dei famigliari nello stare vicino alla persona sofferente e quanto questa assenza disorienti e accentui questo dolore che pervade l’essere umano in tutta la sua esistenza (corpo, mente, spirito e socialità). Anche la vicinanza umana, in tutte le sue forme, si dimostra, così, un importante forma di sollievo che allevia e medica forse perché agisce proprio alle radici dell’essere umano nei suoi affetti più profondi e veri. E’ importante, in conclusione, sottolineare che il sollievo è sempre possibile, anche alla fine della vita, affinché nessuno si senta solo con la sua sofferenza”.