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Territorio, Salute, Milano

"Covid: tanti miei pazienti curati a casa"

L'emergenza Covid-19 e le cure domiciliari; il dottor Andrea Mangiagalli: "Le nostre terapie mai prese davvero in considerazione. Era, invece, una strada da seguire".

Il Covid che, all'improvviso, ha fatto la sua comparsa, il virus che è entrato con forza nelle nostre vite e, poi, i casi di positività che, giorno dopo giorno, continuavano ad aumentare. I ricordi, inevitabilmente, vanno alla primavera del 2020, i primi lunghi e difficili mesi di pandemia: certo, di fronte c'era qualcosa di nuovo e mai visto prima, ma assieme ecco anche la consapevolezza che non c'era tempo da perdere. Serviva intervenire, insomma, e farlo subito, con i mezzi in quel momento a disposizione. E lui, alla fine, di tempo non ne ha perso, anzi è stato tra i primi medici di base a concentrare le attenzioni sulle cosiddette cure domiciliari. "Perché non si poteva stare fermi ed aspettare - racconta, oggi, il dottor Andrea Mangiagalli - I pazienti avevano bisogno di terapie immediate e di essere seguiti, passo passo, durante tutta la malattia". Tempestività e prontezza, dunque. "Pur trovandoci davanti a una situazione fino ad allora sconosciuta e con le uniche linee guida che arrivavano che ci dicevano, appunto, di attendere e vedere come stessero i malati - prosegue - Per fortuna, però, che molti di noi hanno ragionato con la propria testa, curando la gente a casa, pure in condizioni critiche, e questo, nonostante la complessità del periodo, è stato di sicuro un valore aggiunto che ci ha permesso di guarire diverse persone. Le terapie domiciliari, pertanto, erano, benché qualcuno affermasse il contrario, una delle strade da seguire. E dovrebbero esserlo tutt'ora, nel senso che pure le cure attuali che vengono proposte (ad esempio, gli antivirali) devono passare per forza attraverso l'ospedale e ciò, ovvio, comporta una significativa perdita di tempo che, invece, si ridurrebbe se ci venisse consentito di utilizzare tali farmaci". Vicini ai pazienti, allora, là nelle singole abitazioni, per aiutarli o anche solo per un sostegno oppure un consiglio. "Che, poi, dovrebbe essere uno dei punti fermi dei medici di medicina generale - ribadisce - Non dimentichiamoci, infatti, che siamo il primo contatto che i cittadini hanno quando non stanno bene". Una figura, alla fine, importante, ma, purtroppo, sempre più dimenticata e abbandonata. "Le istituzioni ci considerano praticamente o quasi inutili - conclude - Tenete conto che, da anni ormai, Regione Lombardia non sta investendo nulla sulle terapie primarie sul territorio, scegliendo, invece, di puntare sulla medicina di alta specializzazione, dove peraltro anche i nostri pazienti non trovano nemmeno le prestazioni basiche per potersi curare a domicilio in un tempo ragionevole. L'ultima ruota del carro, per usare un vecchio modo di dire: è così che siamo considerati. Ecco, insomma, la situazione con la quale dobbiamo fare i conti e, in tutta onesta, è già stato un miracole se durante la pandemia la medicina generale è riuscita a rispondere in buona parte alle diverse esigenze e criticità". (Foto di Gianni Mazzenga)

COVID: "CURE DOMICILIARI FUNZIONAVANO, EPPURE SEMPRE OSTACOLATE"

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