Soprattutto in giorni di conflitto è fondamentale ricordare cosa vuol dire fare fotogiornalismo. Ne ho parlato con Pierpaolo Mittica, pluripremiato umanista e fotografo/regista ambientale italiano.
Non importa quanto tempo si passa con qualcuno, quanto si pensa di conoscerlo bene.
Anche il migliore degli amici avrà un racconto, una storia, una riflessione, che non tirerà fuori in discorsi qualsiasi. La verità è che nella vita di tutti i giorni non si ha la possibilità di sedersi davanti all’Altro a raccontarsi, per ore. È necessario uno strano allineamento di astri per far sì che si abbia modo di parlare per davvero, e non raccontarsi il nulla quotidiano. Questi rari, memorabili e preziosi discorsi sono la mia ossessione. Ho iniziato quindi a organizzare e registrare conversazioni per poter condividere con altri il sottile filo di Arianna in grado di permettere di indagare quel labirinto che sono le esperienze personali. E magari riuscire anche a sconfiggere il Minotauro che sono i preconcetti. Nelle prossime settimane il caro Vittorio Gualdoni mi darà la possibilità di condividere con voi alcune trascrizioni di queste. Potrete poi fare riferimento al sito di Logos News e al mio canale Youtube “Fughista” se avrete piacere di vedere e ascoltare le registrazioni.
Come fare fotogiornalismo: Pierpaolo Mittica
Soprattutto in giorni di conflitto è fondamentale ricordare cosa vuol dire fare fotogiornalismo. Ne ho parlato con Pierpaolo Mittica, pluripremiato umanista e fotografo/regista ambientale italiano.
D: Qual è secondo la tua esperienza il miglior modo per approcciare un fotoreportage?
P: Per me la fotografia è conoscere. E per fotografare bene devi conoscere bene. Quando arrivo in un posto e devo fotografare una persona prima ci parlo, e ci parlo tanto. Racconto prima di tutto chi sono, perché sono lì, cosa voglio fare e perché voglio fotografarla, quali sono le mie intenzioni. Questo è importante a livello di etica, ma non solo. Devo conoscere il soggetto, l’argomento e la persona che sto fotografando. E quindi il dialogo, l’incontro, il racconto, che permette poi anche di entrare in confidenza, è fondamentale.
D: E quello peggiore?
P: Uno degli ultimi esempi l’ho avuto in uno dei villaggi più contaminati della zona di Semipalatinsk, il poligono di tiro dei test nucleari dell'epoca sovietica. Quando il sindaco ci ha ricevuto ci ha detto: "sarà difficile per voi lavorare qui perché la gente odia i giornalisti. Ne sono arrivati diversi, però hanno fatto sentire i cittadini un po' come se fossero uno zoo". A quanto pare il loro modo di approcciarsi era stato: "mettiti qua mettiti là, ti faccio la foto lì, raccontami la tua storia e ciao”.