L'Italia per la seconda volta consecutiva non parteciperà al Mondiale. Se oggi è il momento delle critiche, allo stesso tempo, però, serve anche la coerenza...
Due... è troppo! Due volte consecutive, infatti, costretti a guardare i Mondiali da semplici spettatori, beh è qualcosa che lascia davvero increduli e amareggiati. E lo fa per diversi motivi. Primo: perché solamente l'estate scorsa ci siamo laureati campioni d'Europa. Secondo: perché, alla fine, il girone di qualificazione era più che abbordabile, anzi a dire la verità sarebbe dovuto toccare proprio a noi "farla da padroni". E terzo: perché, va bene ci sono toccati i playoff, però di fronte, almeno nella prima sfida, avevamo la Macedonia del Nord (senza nulla toglierle, ci mancherebbe, non certo un'avversaria così insormontabile). Invece, niente. Anche stavolta, dopo che era già accaduto quattro anni fa, ce ne rimaniamo, purtroppo, a casa. L'Italia, insomma, ancora fuori dalla Coppa del Mondo. Ma, se è vero che, oggi più che mai, da una parte sia il tempo dei rimpianti, dell'amarezza, dello sconforto e delle critiche, dall'altra, comunque, bisognerebbe pure usare un po' di coerenza. Eh sì, la cara e vecchia coerenza, quella che, molto spesso e in particolar modo nel calcio, manca, eccome! Ieri (giugno e luglio 2021, per intenderci), infatti, tutti fenomeni, campionissimi, una squadra, un commissario tecnico e uno staff eccezionali e grandi, grandissimi; oggi (marzo 2022), gli stessi sono diventati, all'improvviso, dei "brocchi", degli incapaci, degli scarsi totali, una formazione di basso livello e chi più ne ha più ne metta. Il classico e tradizionale carro dei vincitori oppure degli sconfitti che, puntuale, ritorna a seconda dei momenti, delle situazioni, degli umori e di come fa comodo. Beh... forse proprio per salire o scendere da quel carro, ogni tanto, bisognerebbe provare a usare moderazione e uniformità di pensiero e idee.