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Comunità virtuali per i giovani

Da Messenger a Facebook: i social network per poter comunicare

Quante volte è capitato di vedere nei parchetti pubblici, in un ampio parcheggio o appena fuori da un bar, compagnie di amici sorridenti che si ritrovano prima di vivere una serata insieme o anche solo per condividere qualche avventura. Ragazzi e giovani che magari dal ridere e vociare attiravano le ‘ire’ dei vicini. Tutto questo ora avviene molto meno. Avviene però in modo molto diverso e senza più limiti di tempo e di spazio. Siamo nell’era di internet e i giovani amano ritrovarsi nei social network. Tutto ha inizio cinque o sei anni fa con lo sviluppo delle ‘chat’ (‘stanze’ virtuali di condivisione per comunicare), poi si è passati ai ‘blog’ (veri e propri diari personali che tutti potevano leggere attraverso il proprio computer). Ora siamo nell’era di Messenger e Facebook. Soprattutto il secondo sta avendo negli ultimi mesi un’espansione e una diffusione davvero rilevante. Ma iniziamo con una prima particolarità: se le mail, le chat e i blog possono essere gestite con un ‘nick name’ (soprannome), per Facebook si usa nome e cognome vero. Il contatto è diretto: cerchi la persona che vuoi rintracciare e aspetti che ti riconosca come amica. Dopo questo semplice passaggio si condivide tutto: album fotografici, amicizie reciproche, filmati, sondaggi, gusti e relazioni personali. Capita così di ritrovare vecchi amici di scuola di cui magari si erano perse le tracce da anni, ma anche di conoscere meglio il tuo vicino di casa che vedi tutti i giorni uscendo per andare al lavoro ma con cui non ti sei mai fermato a chiaccherare. Il successo è stato così dirompente che anche il mondo della politica e le istituzioni seguono con interesse la vicenda: Barack Obama ha intrattenuto relazioni con due milioni di giovani prima di essere eletto presidente degli Stati Uniti d’America e il Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe è l’italiano con il maggior numero di contatti. Spesso si possono formare gruppi di discussione su tematiche importanti: eutanasia, pena di morte, ecc; in un certo senso ‘firmando’ a distanza petizioni popolari. E’ doveroso segnalare come l’utilizzo di queste comunità non sia prerogativa solo dei giovani, ma sempre più adulti sono membri importanti dei gruppi. Sociologi e psicologi sottolineano spesso la ‘spersonalizzazione’ di questi nuovi supporti, e in parte è realmente così, dall’altro canto sono l’ennesima dimostrazione della grande voglia di comunicare della nostra società. Il fascino della compagnia seduta su un muretto, è un’immagine nemmeno troppo lontana, ma di questo passo potrebbe rimanere un romantico ricordo di un tempo... che fu.

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