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Territorio, Salute, Milano

Iodio e radiazioni: no a farmaci 'fai da te'

In considerazione delle crescenti preoccupazioni per il potenziale rilascio di sostanze radioattive causate dagli scontri in Ucraina, è stata registrata in alcuni Paesi europei un'accresciuta richiesta di "pillole allo iodio" per contrastare gli effetti negativi sulla salute dell'esposizione a radiazioni.

In considerazione delle crescenti preoccupazioni per il potenziale rilascio di sostanze radioattive causate dagli scontri in Ucraina, è stata registrata in alcuni Paesi europei un'accresciuta richiesta di "pillole allo iodio" per contrastare gli effetti negativi sulla salute dell'esposizione a radiazioni.

A tale proposito l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) con un comunicato congiunto precisa che attualmente in Italia è raccomandato il solo utilizzo del sale iodato per la preparazione e la conservazione degli alimenti. L’utilizzo di sale iodato, nei limiti previsti, garantisce infatti il normale funzionamento della tiroide e, saturando la ghiandola di iodio stabile, contribuisce anche a proteggerla da una eventuale esposizione a radiazioni. È invece fortemente sconsigliato il ricorso fai-da-te a preparati contenenti elevate quantità di iodio, che potrebbero determinare conseguenze negative per l'organismo, compreso il blocco funzionale della tiroide, con comparsa di forme anche gravi di distiroidismo (ipotiroidismo o ipertiroidismo).

Non è pertanto giustificata la corsa a procurarsi compresse di ioduro di potassio, che sono un farmaco da utilizzarsi esclusivamente sulla base di un’indicazione medica. Nell’eventualità di un pre-allarme, la popolazione riceverebbe in ogni caso informazioni tempestive e indicazioni sul comportamento da adottare.

Si ricorda che Regione Lombardia dispone da tempo di un sistema di monitoraggio della radioattività in aria all’avanguardia gestito da ARPA Lombardia (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente). Tale sistema, anche nel recente passato, ha dimostrato di essere estremamente efficiente, sensibile e predittivo rispetto all’evolversi di una potenziale situazione emergenziale. La situazione è quotidianamente monitorata e ad oggi tutti i rilievi eseguiti non hanno evidenziato alcun innalzamento rispetto ai valori di fondo naturale. (Per approfondimenti clicca qui)

Regione Lombardia dispone infine di 6 strutture sanitarie di riferimento in cui sono presenti le competenze, le infrastrutture e le professionalità per gestire anche eventuali soggetti provenienti da zone limitrofe ad un eventuale incidente comportante fuoriuscita di materiale radioattivo: A.S.S.T. G.O.M. Niguarda di Milano, A.S.S.T. Papa Giovanni XXIII di Bergamo, A.S.S.T. Spedali Civili di Brescia, A.S.S.T. Cremona, A.S.S.T. Sette Laghi di Varese e A.S.S.T. Valle Olona di Busto Arsizio.

L’eventualità di una fuoriuscita di materiale radioattivo da una centrale nucleare in Ucraina non sarebbe comunque tale da far prevedere conseguenze sanitarie apprezzabili sul territorio italiano e lombardo in particolare.

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