La testimonianza di un italiano che, ormai da diversi anni, svolge un importante incarico in una multinazionale alimentare in Russia. "Per ora temo che nessuno dei due (Russia e Ucraina) possa accettare compromessi".
Nativo di un paese del magentino, M.C. è un manager molto conosciuto e apprezzato anche in Russia. Stato in cui ormai da diversi anni lavora, in una zona vicino al Kazakistan, tra tormente di neve, pochi paesi e tanto lavoro.
La sua testimonianza è quanto mai preziosa, per provare a capire cosa sta avvenendo in questi giorni in Russia, una nazione sempre più 'scollegata' dal mondo ma di cui spesso fatichiamo a comprenderne le logiche e i meccanismi.
"Dove lavoro e abito io la situazione è sempre tranquilla - ci ha ripetuto M.C. più volte in queste settimane - Ero più preoccupato quando a gennaio c'è stata la rivolta in Kazachistan. La tv russa, le radio, i giornali e su internet danno le notizie col contagocce ma la gente non è particolarmente agitata. Una cosa che ho capito è che nessuno, delle due parti, ha detto la verità su quello che ha portato al conflitto".
Un tour veloce di lavoro a Mosca e poi il ritorno nel luogo di lavoro, con una surreale 'calma': "I russi sono troppo attaccati alla loro terra - commenta - sono dei grandi patrioti, molto più di noi italiani. Per provare a comprenderli bisogna capire che sono 54 volte l'Italia per estensione e ci sono 84 tra regioni e repubbliche di diverse etnie e tenerle tutte unite è un compito difficile".
Ma come evolverà la situazione? "Nessuno dei due per motivi diversi può accettare compromessi - ci spiega - La mia paura è l'errore umano: se da una parte o dall'altra ci sarà un errore con un missile o un caccia che colpisce un bersaglio fuori dai confini ucraini sarà la fine. A me dispiace per tutti gli innocenti che perdono la vita, o se ne devono andare dalle loro case, e per tutti i ragazzi russi che perdono la vita al fronte, ne ritornano circa 1000 al giorno. I russi però sono quasi tutti col loro presidente e continuano ad arruolarsi anche se le TV e i giornali in Europa lo dipingono in modo diverso. Certo, c'è qualche protesta, ma al momento non mi sembra così forte da rovesciare il sistema attuale".