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Territorio, Salute

Tampone? "Cacchio mene..."

Mattina del 31 dicembre mi sveglio con tre linee di febbre, colto da improvviso scrupolo faccio un tampone casalingo che avevo in casa...

Mattina del 31 dicembre mi sveglio con tre linee di febbre, colto da improvviso scrupolo faccio un tampone casalingo che avevo in casa. Risultato negativo.
 Sento comunque il medico che mi consiglia isolamento e tampone in farmacia dopo tre giorni per sicurezza.
 Già, ma tanto ho il green pass valido, il tampone è negativo, cacchio mene... Invece il senso di responsabilità mi fa disdire la serata prenotata e blindare anche la moglie in casa.
 Siamo però all’ultimo dell’anno, poi c’è il primo e guarda caso il 2 è domenica, però comincio lo stesso a cercare una prenotazione possibile via internet e/o telefonica per un tampone, ma le poche aperte mi danno date oltre il 10 gennaio. 
Va beh, ma se non ho più i sintomi e ho il mio bel tampone negativo cacchio mene... Invece no il 3 mattina alle 8 sono già in auto alla ricerca di una farmacia che facesse un tampone senza appuntamento, ma tutte, ne ho girate solo sette nella zona, sono complete e accettano solo su appuntamento, peccato che telefonicamente sia praticamente impossibile, come non capirli, perché subissati di lavoro non hanno il tempo di rispondere.
 In un caso mi viene risposto che non serve che lo faccia tanto, se il mio casalingo è negativo non serve ripeterlo, e il loro è uguale.
Ok quindi sto a posto, sono vacinato, ho il green pass valido, il tampone è negativo cacchio mene…
Ma non sono convinto che funzioni così e in un eccesso, probabilmente per qualcuno, di zelo passo alla successiva farmacia dove mi dicono la stessa cosa e mi propongono un appuntamento per il 5 gennaio…è già un passo avanti. 
Ma la testardaggine insiste a spingere su quei tasti del telefono alla ricerca di una prenotazione più rapida e l’auto nel frattempo si sposta di paese in paese alla ricerca di croci verdi luminose. 
Alle 9.30 trovo un farmacia al di là del Naviglio Grande, con una lunga coda dove mi dicono che posso mettermi in coda e, rispettando la precedenza dei prenotati, possono farmi il tampone. 
La coda si allunga con lo scorrere del tempo e comincio a pensare che forse facevo prima a fermarmi al “Cacchio mene...”, ma ormai son qui al freddo in fila con una moltitudine di gente in attesa e la meta è vicina. Il dottore, procede a ravanare nel mio naso, mentre l’occhio cade sul cappello da Harleysta, un attimo, è da stamattina alle 7 che ripete la stessa operazione e chissà da quanti giorni e per quanti ancora, non c’è tempo per battute, c’è solo di nuovo l’attesa, al freddo, esterno della farmacia, nella triste piazza del paese. 
Alle 11.27 finalmente il responso, quello meno gradito, conferma che lo scrupolo è servito a non diventare un incosciente untore. 
Ora bisogna capire le tempistiche della quarantena interpretando le disposizioni di Ats appena arriveranno, dopo di che appena finita la clausura ricomincerà la trafila del tampone, sperando in bene. 
Più che la malattia e l’isolamento è tutto il grottesco contorno che lascia perplessi: le file, le informazioni mancanti, le incongruità e i paradossi. 
Già, ma del resto a loro cacchio gliene...

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