"Quand’ero piccola il Natale era segnato da un evento importante ed emozionante: la recita di Natale all’oratorio femminile...".
"Quand’ero piccola il Natale era segnato da un evento importante ed emozionante: la recita di Natale all’oratorio femminile. Già da ottobre le domeniche diventavano un appuntamento fisso con le prove. Le ragazze più grandi erano impegnate a scegliere musiche, canti e poesie. Le più piccole fremevano in attesa che gli venisse assegnato un ruolo, inutile dire che il più ambito era quello di Maria e immancabilmente scattava la caccia alla bambina più bionda dell’anno. Quasi tutte eravamo impegnate anche nei balletti e per l’occasione ci sentivamo delle vere star, l’unico problema era poter fare le prove con la musica poiché c’era un unico prezioso mangianastri a cui solo le ragazze più grandi e responsabili era concesso l’uso. Si doveva quindi imbastire un ballo cantando la melodia e sperando che nel breve periodo di possesso del mangianastri i passi potevano coincidere con la vera musica. I canti e le poesie erano invece le più temute, bisognava studiare, impararle a memoria e soprattutto esporsi da sole in pubblico, la paura di non farcela era davvero tanta. Ma il momento più bello era quando prima della prova generale, così chiamavamo l’ultima prova della serie, scendevamo nel soppalco con Madre Rosalinda per scegliere i costumi. Era un luogo magico, tutti quei vestiti bellissimi, un forte odore di muffa ma sembrava un posto fatato. Nessuno poteva accedere a quel luogo magico senza l’accompagnamento di Madre Rosalinda che apriva il cancelletto in ferro posto in fondo alla ripida e buia scala sotto il palco. Ricordo ancora lo stupore di quando apriva uno dei tanti bauli pieni di gonnelline, coroncine, cappelli...anche rattoppati ma bellissimi. Ce n’erano di tutte le misure e quanto era bello provarli per trovare quello più adatto al ruolo. Che patimento erano le coroncine fatte col fil di ferro e i festoni che dovevano servire per decorare l’albero ma che per l’occasione finivano in testa agli angioletti di turno. Quanto ci sentivamo importanti, nel giorno di quella recita, anche nel più piccolo dei ruoli. La curiosità di vedere se tra il pubblico presente era arrivata anche la mamma o il papà ci spingeva a sbirciare oltre le quinte, il risultato però era che alla vista di quella piccola platea le gambe si irrigidivano, le voci cominciavano a tremare, la memoria scompariva e immancabilmente rimediavamo anche una sgridata dalla presentatrice di turno perchè non si doveva scoprire il palco prima dell’apertura del sipario. Quanti severi “sssh” di silenzio doveva faticosamente fare Madre Livia a quel pubblico che non stava mai in silenzio e guai se vedeva qualche fratellino o sorellina che per vedere meglio si metteva in piedi sulla sedia, con un amabile sberlone li faceva immediatamente scendere. Quanta gioia invece era cantare tutte insieme sul palco “Tu scendi dalle stelle” che come ultima canzone ci liberava da tutte le nostre paure. Quanto erano buoni poi i semplici biscotti con il thè che le suore preparavano per il pubblico sperando di averne un’offerta in cambio a fine recita. Anche il semplice vedere l’arrivo delle enormi caraffe piene di thè bollente era una gioia. Quel thè e quei biscotti per noi piccole recitanti non erano però così scontati infatti ci toccavano solo se mamme,papà nonne, zie ne avanzavano o ce li allungavano di soppiatto. Allora era così, eravamo in un altro universo, forse più semplice, più severo, dove però si era felici e sereni con piccole cose...". (Liberamente tratto da un post social delle “bambine che furono” dell’oratorio femminile di Cuggiono. P.S., nella foto forse qualche “piccola” si può riconoscere...). Trucioli di Storia)