La giunta regionale della Lombardia su proposta della vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, ha approvato la delibera che localizza i terreni e gli immobili da destinare alla realizzazione di Case di Comunità (218), Ospedali di Comunità (71) e Centrali operative territoriali (101) su terreni o immobili di proprietà del Servizio socio-sanitario regionale o di enti locali.
La giunta regionale della Lombardia su proposta della vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, ha approvato la delibera che localizza i terreni e gli immobili da destinare alla realizzazione di Case di Comunità (218), Ospedali di Comunità (71) e Centrali operative territoriali (101) su terreni o immobili di proprietà del Servizio socio-sanitario regionale o di enti locali. Le strutture sono distribuite in modo omogeneo su tutto il territorio lombardo, con una Casa di Comunità ogni 50 mila abitanti e un Ospedale di Comunità ogni 150 mila abitanti, con particolare attenzione alle zone difficilmente raggiungibili, per le quali sono stati previsti standard di popolazione ancora più bassi. La nuova organizzazione della rete, così come previsto dalla recente Riforma socio-sanitaria lombarda, alla quale il provvedimento odierno dà attuazione, ha la funzione di avvicinare il cittadino alle cure primarie e ai servizi socio-assistenziali, e collegarlo facilmente, in base alle necessità, direttamente con la rete ospedaliera. Allo stesso tempo, la Casa di Comunità si propone anche come luogo di relazione e attenzione a tutte le necessità di vita della persona e della comunità.
"Si conferma così - spiega Letizia Moratti - la graduale e progressiva attivazione dei servizi di almeno due Case di Comunità e di un Ospedale di Comunità in ciascuna delle Ats lombarde a partire dal 31 dicembre 2021". "Tutto ciò - ha continuato la vicepresidente - tenendo presente che il quadro programmatorio potrebbe subire modifiche a seguito della definizione delle effettive disponibilità economiche derivanti dal Pnrr".
L'atto di Giunta ha dato inoltre mandato alla Direzione generale Welfare di definire i modelli organizzativi delle tre strutture, in coerenza anche con i riferimenti e le indicazioni nazionali.