Si è spento, a 90 anni, il grande artista. Un uomo e artista immenso, che affonda le sue radici nel nostro territorio e di cui il mondo dell’arte locale ne è infinitamente orgoglioso e riconoscente.
Con due mani grandi protese verso il Cielo, così, forse, molti si stanno ora immaginando Giancarlo Colli, dopo aver appreso con sgomento della sua scomparsa, avvenuta giovedì 2 dicembre. Lui, l’artista che spesso ritraeva sé stesso di spalle, quando non voleva far trasparire la sua partecipazione diretta alle scene che egli rappresentava, quasi celando le forti e profonde emozioni che scaturivano attraverso la sua arte. Un uomo e artista immenso, che affonda le sue radici nel nostro territorio e di cui il mondo dell’arte locale ne è infinitamente orgoglioso e riconoscente per i tantissimi capolavori di cui ci ha fatto dono, durante il suo lungo ed intenso percorso artistico. Tra i più recenti, la vetrata della ‘La Deposizione’, l’ultima sua splendida opera, collocata e inaugurata appena tre settimane fa nel camposanto di Inveruno, pensata per completare il Trittico che vi comprende la Crocifissione e la Resurrezione. Tre opere diverse, concepite con materiali diversi e in tempi diversi, ma riconducibili ad un’unica fonte creativa e di ispirazione. Ad esprimere lo stesso filone conduttivo è il ragazzo del ghetto di Varsavia, presente in tutte e tre le opere, uno dei temi ricorrenti nella poetica di Colli, a rappresentare le sofferenze e le ingiustizie di una umanità che fatica a ritrovare i valori di convivenza, accettazione e amore. Nell’arte di Colli, caratterizzata da un linguaggio espressivo solido ed essenziale, la riflessione critica sulla realtà e il realismo vigoroso diventano denuncia e volontà di riscatto. In tutte le sue opere si percepisce la sensibilità dell’artista nei confronti della sofferenza e dell’angoscia umane. Protagonista dei suoi dipinti è stata quasi sempre la figura umana, passando dalle immagini forti e possenti ad altre più vivaci e solari, in una esplosione di colori puri e pennellate corpose, come nel quadro degli ‘Aquiloni’, a prefigurare come sarebbe il mondo se non ci fossero guerre e violenza. Nato a Malvaglio e residente a Inveruno, Colli si è dedicato da sempre all’arte, dimostrando fin da piccolo la passione per il disegno, ma è presso l’Accademia di Brera che ha potuto sviluppare il suo talento, testimoniato dai successivi numerosissimi riconoscimenti e dalle sue partecipazioni a pregevoli rassegne artistiche in Italia e all’estero. Inoltre, all’inizio degli anni ‘70, ha collaborato con Daniele Oppi alla Cascina del Guado in progetti culturali e d’avanguardia. La più recente mostra (inserita nella Mappa dell’arte della XVIII^ edizione di InverArt) è quella che si è potuta ammirare ad Inveruno, nella prestigiosa Villa Verganti Veronesi, in suo onore, per celebrare i suoi 90 anni. L’ultimo omaggio che il nostro territorio ha potuto dedicargli.