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Attualità, Editoriali

Di corsa, ma con la voglia di fermarsi

Questi strani anni saranno sicuramente ricordati per molti fatti, episodi, vicende e storie che hanno segnato e che continuano a segnare l’immaginario collettivo.

Questi strani anni saranno sicuramente ricordati per molti fatti, episodi, vicende e storie che hanno segnato e che continuano a segnare l’immaginario collettivo. Il grande dramma personale e sociale della pandemia ha influito sulla vita di tutti, con elementi nuovi, potenti, e anche profondi. Fino a inizio 2020 la mancanza di tempo era un sinonimo di successo e qualità della vita: chi ‘correva’ da mattina a sera era colui che è impegnato, ha un lavoro di successo, è ricercato e ha quindi uno standard di vita alto. Poi, un elemento infinitesimale ma devastante, il Coronavirus, ha costretto tutti a ripensare, obbligatoriamente, alle priorità: tutti ci siamo fermati, ci siamo chiusi in casa, il mondo è entrato in stand-by con le grandi città deserte, i luoghi di aggregazione chiusi, i rapporti sociali solo a distanza. Le fasi di miglioramento della pandemia hanno offerto la possibilità di ripartire, di rilanciarsi, di ritornare ad occupare tempi e spazi precedenti. Ma in un mondo che è cambiato. Con persone che sono cambiate. Sembra così di essere tornati in un mondo diverso, percependo una frattura tra quello che era ed è. Sembrerà una banalità, ma penso che ognuno di voi conosce qualche amico o parente che, tra il serio e l’onesto, abbia detto: “Servirebbe un altro lockdown”. Senza estremizzare, scongiurando un peggioramento, purtroppo già in parte reale, della condizione sanitaria, tanti sentono il bisogno, ogni tanto, di ‘fermarsi’, di riprendersi alcuni momenti che il lockdown ci aveva costretto a vivere: il tempo di stare in casa con i propri cari, di leggere e riflettere, di riscoprire passioni o cimentarsi in nuove occupazioni. Perchè la rincorsa che stiamo facendo, capita sovente, non è solo quella di un riprendere spazi e modalità del pre-Covid, ma anche di provare a recuperare il tempo perso. Ma quindi, cosa ci ha insegnato tutto questo? Forse semplicemente che ci sono tempi e tempi, che quelli della natura e della vita vengono prina del resto, che il lavoro è sì importante, ma anche altre priorità hanno uguale o più valore. Che un momento all’aria aperta è meglio di una domenica in un centro commerciale. Che i social ci mettono in connessione ma non potranno mai sostituire gli incontri reali. Talvolta il ‘fermarsi’ aiuta noi e le nostre vite a riacquistare un senso più vero. (di Letizia e Vittorio Gualdoni)

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