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Politica, Il bastian contrario

Roma: il messaggio del voto

L’importanza delle elezioni romane è ben nota e di conseguenza dev’esserci grande consapevolezza circa il fatto che il loro esito ha sempre un grande impatto...

L’importanza delle elezioni romane è ben nota e di conseguenza dev’esserci grande consapevolezza circa il fatto che il loro esito ha sempre un grande impatto sugli scenari e le dinamiche politiche nazionali. Mai come quest’anno però il messaggio che arriva dal Campidoglio a Palazzo Madama suona ben chiaro e roboante. A seguito di anni di non politica e, probabilmente con un impatto non indifferente della pandemia, gli equilibri parlamentari nazionali hanno iniziato a cambiare e Roma ne è soltanto l’antipasto. Il successo, che non definiamo clamoroso per il solo fatto di non aver centrato il ballottaggio (dove molto probabilmente avrebbe poi vinto coi voti di Gualtieri) di Calenda, che da lista civica, senza appoggio di partito ed endorsement parlamentari, è riuscita nell’impresa di risultare la lista con più preferenze agli occhi dei cittadini, sono il segnale da sotto qualcosa si muove. Il 20% ottenuto da Calenda è un 20% di elettorato che ha scelto una proposta seria e articolata, probabilmente l’unica sul piatto dopo una campagna elettorale che per l’ex titolare del Mise è durata oltre 365 giorni. Non è bastata, è vero, per il Campidoglio anche per ragioni legate alla legge elettorale, ma è un fenomeno che molto probabilmente avrà ora consacrazione a livello nazionale. Il punto da mettere a fuoco non è però la possibile crescita di Azione, ma la grandezza dello spettro elettorale che potrebbe coprire. Un elettorato moderato, di centro destra e sinistra, che abbia la consapevolezza della necessità di serietà e proposte concrete prima ancora che slogan e partiti, potrebbe essere uno dei bacini elettorali più sottoquotati della storia recente. Vuoi per l’assenza di partiti a coprirlo, vuoi per la paura di un voto “inutile” ai fini parlamentari, questi esperimenti centristi non hanno mai avuto un vero successo, ma per la prima volta il segnale è così chiaro che potrebbe dare luogo davvero a un seguito: una proposta centrista, liberale, competente e seria. I partiti sono alla finestra, ma alcuni stanno già rivedendo le loro mosse per il futuro più prossimo (vedi nascita all’interno del centro destra del partito pilota Coraggio Italia per mano di Toti e Brugnaro, due uomini competenti e del fare). Il centro destra è il polo più colpito da queste elezioni, le quali hanno certificato una cosa: la ricerca esasperata dell’estremismo, del sovranismo e della pancia, spesso strategia politica a marchio Lega e FdI non è una strategia vincente. Non devono ingannare i sondaggi: il 40% attribuito ai due partiti è probabilmente in gran parte un voto di “posizionamento” che potrebbe migrare in presenza di offerte “calendiane”. Lo scenario di grossa difficoltà economica che ci attende per i prossimi anni e l’esempio Draghi potrebbero essere le variabili determinanti alla riuscita di un progetto centrista. Dall’esito del voto romano solo due strade: ri-calibrare la proposta elettorale o fermarsi e implodere nello scontro interno, che inevitabilmente li travolgerà.

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