Un sapore antico, semplice, essenziale, ma al tempo stesso unico. Torna il periodo dell’anno caratteristico della ‘Piota’.
Un sapore antico, semplice, essenziale, ma al tempo stesso unico. Torna il periodo dell’anno caratteristico della ‘Piota’. Risale all’inizio del ventesimo secolo la sua nascita. “Erano altri tempi, allora non si buttava via niente… - ci racconta Fulvio, proprietario dello storico panificio ‘Antico Forno Garavaglia’, a Inveruno - era un peccato sprecare la pasta del pane che rimaneva attaccata al piano di lavoro. Per quello veniva raccolta a parte, inumidita con un po’ di grasso d’oca, e si aggiungevano mele e fichi (prodotti locali a portata di tutti). Un “dolce povero”, con pochi ingredienti, che non soddisfava mai le aspettative estetiche. “Quando il mio trisavolo toglieva il dolce dal forno… ‘Piutaa, piutaa’, dicevano le donne… risultava piatta e pensavano che era andato giù di levato: si aspettavano un dolce lievitato, però, usando pasta di recupero, non poteva gonfiarsi!”. Ma di gusto era ottimo, soprattutto oggi: rispettando la tradizione, e interpretandola, il Forno Garavaglia non ne ha mai interrotto la produzione, secondo la ricetta originale, sostituendo solamente il grasso d’oca con il burro e aggiungendo lo zucchero per rendere la ‘Piota’ più gustosa. Un dolce da sempre legato alla fine del lavoro nei campi, quando si celebrava la giornata del ringraziamento durante la Festa di San Martino, che accompagna i giorni della Fiera e che proprio da San Martino trae la motivazione, diventando anche occasione per iniziative di solidarietà (a Santa Teresa raccogliendo aiuti per la parrocchia, quest’anno il 16 e 17 ottobre, mentre a San Martino per i progetti annuali dell’associazione A.V.S.I.).