Classe 1920, era il presidente dell'Associazione Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra
Foulard con il simbolo dell’associazione e tra le mani il tricolore, a testimoniare il suo grande attaccamento e rispetto verso la Patria. Paolo Gualdoni era così: uomo e persona semplice, diventata, con il tempo, un vero e proprio punto di riferimento per grandi e giovani, tanto che la sua scomparsa ha fatto calare a Robecchetto e Malvaglio un silenzio, misto a commozione e dolore. Presidente della sezione locale dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, era sempre presente a tutte le cerimonie ufficiali di commemorazione. Mai aveva mancato a questi appuntamenti, nonostante negli ultimi anni si fossero accentuati alcuni problemi di deambulazione di cui soffriva. Pochi giorni prima di morire, poi, l’ultima importante soddisfazione: l’attestato di benemerenza per il suo contributo e per il suo infaticabile impegno in favore dell’associazione stessa e degli associati. Al di là dell’impegno sociale, però, Gualdoni (che fino all’età della pensione era stato industriale conciario), era uomo ricco di interessi, sempre con gli occhi puntati verso l’attualità: tutte le mattine leggeva il giornale e seguiva tutti i telegiornali. Grande appassionato di sport, da giovane aveva praticato a livello agonistico il gioco delle bocce, ottenendo ottimi risultati testimoniati dalle numerosissime coppe che campeggiano nella sua abitazione. Al suo attivo anche un 2° posto ai Campionati Italiani a Treviso nel 1952. In questo campo si riteneva un vero e proprio esperto, tanto che avrebbe voluto offrirsi come consulente per la prevista realizzazione di un campo da gioco nell’area sportiva di via Foscolo. Altre sue passioni erano state la caccia, la pesca ed il calcio. Grande il suo amore per l’Inter. Era anche un abile giocatore a carte. Se ne è andato per sempre il 25 novembre, lasciando la moglie Giulia ed ai figli Marisa, Noris e Vincenzo ed ai sette nipoti, cui era legatissimo. Ora tutti lo ricordano con grande rimpianto, ma continueranno a vivere con l’insegnamento che ha lasciato: il suo motto era “Comportamento, rispetto e buon senso”.