L'incredibile storia di Alberto Amodeo, recente 'argento' alle Paralimpiadi di Tokyo. Una storia di coraggio e tenacia dopo un grave incidente in una cava di Cuggiono dell'ottobre 2013.
Se per le Olimpiadi ogni storia è già di per sè unica, per le Paralimpiadi tutto è ancora più incredibile. Giovani atleti che sono il simbolo della tenacia, della determinazione, della volontà di non arrendersi e spesso di superare i propri limiti.
Tra le belle pagine di questa edizione di Tokyo, vi è anche quella di Alberto Amodeo. Residente nel Comune di Abbiategrasso, fa parte della squadra di nuoto che può contare su ben 29 nuotatori ed è la disciplina sportiva maggiormente rappresentata.
Alberto è reduce dai Campionati Europei di Funchal, in Portogallo, dove ha vinto due medaglie d’argento nei 400m s.l. e nei 100m farfalla e una medaglia di bronzo nei 100m stile. Grazie a questi risultati ha ottenuto il pass per Tokio 2020.
"Lo sport, soprattutto in questo periodo, per me significa 'vita' - commentava prima di partire per Tokyo - ho scelto questa disciplina perchè ho sempre nuotato, appassionandomi all'agonismo. Un grazie ai genitori e le persone con cui condivido allenamenti ogni giorno. Alle volte la parte più difficile è quella legata al mangiare: non poter sgarrare per stare in linea". Alberto studia ingegneria della formazione al Politicnico ed è grande amico di Simone Barlaam, ragazzo di Cassinetta di Lugagnano, recente medaglia d'oro olimpic con cui si allena a Varese.
Ma la storia di Alberto si ricollega anche a Cuggiono... Era stato operato nel 2013 all’ospedale di Legnano dopo un grave incidente a una gamba, Alberto durante una festa di compleanno era caduto da una ruspa in movimento nella cava di Castelletto di Cuggiono rimanendo gravemente ferito insieme ad altri suoi coetanei. L’Azzurro non ha però smesso di lottare e sperare, arrivando a conquistare la medaglia d’argento nei 400 metri stile libero alle Paralimpiadi di nuoto a Tokyo 2020.
L'incidente nella cava di Cuggiono, la cronaca del 5 ottobre 2013