Tre mesi dopo il terribile incidente, attorno alla funivia del Mottarone un grande senso di silenzio e vuoto. E' come se il tempo si fosse fermato a quel 23 maggio scorso.
Il nastro rosso e bianco a bloccare il passaggio, la corona di fiori proprio all'inizio della pedana che porta all'ingresso della struttura e attorno il silenzio e il vuoto. Pochi metri più in là, tra i sentieri, i campi e la montagna i visitatori e i turisti che stanno trascorrendo qualche ora di pausa e relax, lì, invece, no. Lì, oggi, c'è solo un grande dolore e senso di smarrimento e, in fondo, altrimenti non potrebbe essere, perché quella tragedia resterà per sempre nella memoria di tutti. I ricordi, alla fine, tanti, tantissimi che si mischiano con la commozione; gli occhi, immobili, che osservano la vallata, riportando alla mente le immagini di quegli istanti, e, poi, le emozioni che, inevitabilmente, si susseguono. Tre mesi dopo, insomma, salendo al Mottarone, è come se il tempo si fosse fermato al 23 maggio scorso; una domenica che avrebbe dovuto essere di pace e serenità in uno dei luoghi caratteristici del territorio, ma che, purtroppo, si è trasformata in un dramma. Una delle cabine della funivia, infatti, che si sgancia dalla fune portante in corrispondenza di uno dei piloni del tracciato e si schianta al suolo, in una zona boschiva; un incidente terribile, 15 le persone a bordo, 14 che restano uccise e 1 gravemente ferita. Quattordici vite che sono volate via, più un'altra (il piccolo Eitan, di appena 5 anni) che, invece, si è salvata e per le quali lassù si continua a piangere e pregare. E lo si farà ogni giorni che verrà.