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Il Papa prega per l'Afghanistan

Dopo la preghiera dell'Angelus, Francesco si è unito all'unanime preoccupazione per la situazione nel Paese e ha implorato che cessi il frastuono delle armi

Dopo la preghiera dell'Angelus, Francesco si è unito all'unanime preoccupazione per la situazione nel Paese e ha implorato che cessi il frastuono delle armi. E da Kabul arriva il "grazie" della comunità cattolica con padre Scalese che dice: "Dobbiamo continuare a pregare per risolvere in modo pacifico questa situazione".
Vi prego di pregare con me il Dio della pace affinché cessi il frastuono delle armi e le soluzioni possano essere trovate al tavolo del dialogo. Solo così, la martoriata popolazione di quel Paese – uomini, donne, anziani e bambini – potrà ritornare alle proprie case, vivere in pace e sicurezza nel pieno rispetto reciproco.
Così Papa Francesco, questa mattina dopo l'Angelus da Piazza San Pietro, si è unito "all’unanime preoccupazione per la situazione in Afghanistan" dove i talebani hanno ormai preso possesso anche della capitale Kabul.
La crisi nel Paese asiatico avvera tragicamente le preoccupazioni espresse dai religiosi in loco, in particolare dal padre Giovanni Scalese che, appena sabato ai nostri microfoni, aveva lanciato un accorato appello a tutti i cristiani a pregare perché il dolore della guerra non si prolungasse ancora tra la popolazione già stremata. Questa domenica, subito dopo l'appello del Pontefice, il sacerdote barnabita - responsabile della Missio sui iuris in Afghanistan, istituita nel 2002 da Giovanni Paolo II - ha espresso, di nuovo attraverso il nostro canale di comunicazione, il suo grazie al Papa. "Ne abbiamo veramente bisogno. Gli effetti della preghiera in questi giorni e in ogni parte del mondo sembra che già si vedano - ha dichiarato - perché i talebani sono entrati a Kabul però senza usare la violenza. Si sta formando un governo di transizione. Dobbiamo continuare a pregare perché le cose si risolvano in modo pacifico".

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