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Attualità, Salute, Sociale

La CRI in alta quota

L'emblema della Croce Rossa sul Monte Bianco. L'impresa dei due volontari Piero Altissimi e Mauro Pizzuti, per portare un messaggio di umanità.

La tenacia di Piero Altissimi e Mauro Pizzuti, attorno, poi, il Monte Bianco e al centro quel messaggio di fratellanza e vicinanza a tutti coloro che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per fuggire da contesti drammatici o per soccorrere chi ha bisogno di aiuto. L'impresa, più volte programmata, alla fine, oggi è realtà. Cinque anni dopo, infatti, eccoli là, sulla cima più alta d'Europa, a far sventolare la bandiera della Croce Rossa Italiana, simbolo del soccorso umanitario e, mai come stavolta, dedica speciale per quanti si adoperano giorno dopo giorno per un mondo dove regnino pace e amore. "Proprio da questo spirito - raccontano dalla CRI - nasceva, nel 2016 (anno in cui si contavano ben 10 conflitti armati nel mondo e oltre 400 mila vittime tra profughi, volontari, giornalisti e operatori sanitari), l'idea dell'ascesa del massiccio. L'iniziativa ('Progetto 4.180', così come è stata denominata), però, dovette essere messa da parte per la prima volta a causa della tragica scomparsa di Pietro Passaretti, volontario CRI morto dopo essere caduto durante un’esercitazione in un crepaccio sul versante italiano del massiccio". Fino al 2020 quando, con l’approvazione del Comitato Nazionale CRI, del comando generale della Guardia di Finanza e con il plauso dell’anziana madre di Pietro, ha cominciato di nuovo a prendere forma, concretizzandosi, appunto, quest'anno, dopo l'ennesimo 'stop' dovuto all'emergenza Covid-19, grazie a Piero Altissimi (istruttore nazionale SMTS (Soccorso con Mezzi e Tecniche Speciali) della Croce Rossa Italiana) e Mauro Pizzuri (membro della squadra SMTS Celso del Comitato CRI di Roma–Municipio 13-14) ed alla collaborazione degli uomini del Soccorso Alpino e del comando della GdF di Courmayeur.

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