Il 20% della popolazione straniera in Italia è residente nella regione lombarda
Dati che fanno riflettere e testimoniano un territorio che cambia, ma sopratutto di quanto importanti, socialmente e lavorativamente, siano diventanti per il 'sistema - Lombardia'. I dati forniti dalla Caritas Ambrosiana fotografano così una realtà che è in continuo divenire, un dato che conferma tutto ciò che quotidianamente vediamo, ma sopratutto spinigono a riflettere sull'accoglienza loro riservata e sui diritti/doveri loro concessi.
Presentiamo qui il dossier gentilmente concesso da Caritas Ambrosiana:
I residenti
Secondo i dati Istat elaborati dal Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes al
31.12.2009, i residenti stranieri in Lombardia sono 982.225. La regione si conferma essere la prima per numero di immigrati che si attestano al 23,2% del totale delle presenze nazionali, seguita a lunga distanza dal Lazio (che registra 497.940 residenti stranieri). Rispetto al 2009 si osserva un incremento delle presenze pari all8,6%. Si tratta di un incremento più contenuto rispetto a quello registrato l'anno precedente, pari all'11%. Come sempre, le province dove si concentra il maggior numero di iscritti stranieri alle anagrafi dopo Milano (41,5% del totale regionale) sono Brescia (16,3%), Bergamo (11,3%), Varese (6,8%) e Mantova (5,1%). La provincia di Sondrio è quella con il minor numero di stranieri (0,8%).
Se si esamina, invece, l’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione residente, si nota come Brescia sia la provincia in Lombardia, ma anche in Italia, con l’incidenza maggiore (12,9%), soppiantando in tal modo il primato di Mantova che si attesta in seconda posizione in Lombardia (12,2%) e in quinta per il resto d’Italia.
I primi dieci paesi di provenienza degli stranieri residenti in Lombardia, in ordine
decrescente, sono: Romania, Marocco, Albania, Egitto, Filippine, India, Cina, Ecuador, Perù, Ucraina.
Residenti nel Comune di Milano
Secondo i dati del Comune di Milano - Settore Sistemi Integrati per i Servizi e Statistica - Servizio Statistica Milano al 31.12.2009, gli stranieri iscritti all’anagrafe sono 199.372. L’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione milanese (1.306.561) è pari al 15,3%, nel 2008 era pari al 14%. Questo significa che ormai nel capoluogo lombardo più di 1 residente su 6 è immigrato.
Questo rapporto aumenta ulteriormente se si prendono in considerazione i minori (0-17 anni): 1 minore su 5 a Milano è figlio di genitori stranieri. Più precisamente, i minori stranieri sono 40.711 pari al 20,4% di tutti i residenti stranieri, mentre i coetanei italiani sono 152.869, pari al 13,8% tra i nostri connazionali. Continuando il confronto per età tra italiani e stranieri, si ha che l’87,5% degli immigrati ha
al massimo 50 anni; mentre solo un terzo dei nostri connazionali (31,9%) si trova nella stessa situazione.
COMUNE DI MILANO. Stranieri residenti per area geografica di provenienza (31/12/2009)
Area di provenienza v.a. % 2009/08 diff. v.a. 2009/08 diff. %
EUROPA 43.449 21,8 4.647 12,0
Europa UE (a 25) 26.589 13,3 2.767 11,6
Europa extra UE 16.860 8,5 1.880 12,6
AFRICA 44.456 22,3 3.188 7,7
AMERICA 40.329 20,2 3.332 9,0
ASIA 70.977 35,6 6.810 10,6
OCEANIA 147 0,1 0 0,0
APOLIDE 13 0,0 1 8,3
NON CLASSIFIC. 1 0,0 1 0,0
TOT 199.372 100,0 17.979 9,9
FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni dati Comune di Milano - Settore Sistemi Integrati per i Servizi e Statistica - Servizio Statistica.
La distribuzione degli stranieri residenti a Milano per area di provenienza è, come lo scorso anno, la seguente: Asia (35,6%), Africa (22,3%), Europa (21,8%) e America (20,2%). Rispetto al 2008 emerge che il maggiore aumento in percentuale è stato registrato dai residenti provenienti dall’Europa (+12%) e in particolare dai paesi extra UE (+12,6%). Gli altri continenti, invece, sono aumentati in misura minore.
I paesi più rappresentati sono: Filippine (31.123 pari al 15,6%), Egitto (25.838, 13%), Cina (17.201, 8,6%), Perù (15.586, 7,8%), Ecuador (12.884, 6,5%) e Sri Lanka (12.348, 5,6%). I paesi che sono aumentati maggiormente in valore assoluto sono Filippine +2.388), Egitto (+2.292 ), Cina (+1.957), Romania (+1.632) e Perù (+1.482). Per quanto riguarda l’appartenenza di genere, le donne per la prima volta hanno superato,
seppur di poco, i maschi (99.834 vs 99.538 pari al 50,1%).
La situazione lavorativa degli immigrati e la crisi economica
In base ai dati Inail la Lombardia, anche nel corso del 2009, si conferma la prima regione per numero di lavoratori nati all’estero. Gli occupati stranieri sono 585.284 e costituiscono il 19% degli occupati stranieri complessivi a livello nazionale. L’incidenza sugli occupati totali in Lombardia è invece del 15,9%. Quanto alla ripartizione di genere, le donne sono il 35,6% del totale occupati stranieri. La partecipazione al lavoro degli stranieri è andata aumentando nel corso degli ultimi dieci anni. Infatti, esaminando il trend degli occupati netti in Lombardia, essi sono aumentati di una volta e mezza (+154,1%) passando dai 230.367 del 2000 ai 585.284 del 2009. Tuttavia, per quanto riguarda i dati del 2009 bisogna segnalare per la prima volta una riduzione degli occupati netti stranieri: si tratta di un calo di poche unità (-4.583 pari allo 0,8%) che però porta a riflettere sulle sue cause.
Probabilmente la diminuzione degli occupati stranieri è un effetto della crisi economica, anche se va detto che siccome essa colpisce anche la forza di lavoro nazionale, l’incidenza di immigrati tra gli occupati non solo non diminuisce ma aumenta, seppur di poco, passando dal 15,7% del 2008 al 15,9% del 2009.
Ugualmente ambigua è la situazione dei nuovi assunti: dal punto di vista quantitativo, nel 2009 essi sono 52.836 e quindi sono diminuiti di 13.689 unità (pari al 26% ca) rispetto all’anno precedente. Viceversa, dal punto di vista dell’incidenza degli immigrati tra i nuovi assunti, questa è aumentata del 4,2% passando dal 35,7% del 2008 al 39,9% del 2009. Probabilmente, come afferma Reyneri “il fatto che la crisi economica non colpisca in misura ben più grave gli immigrati si può attribuire anche alla loro maggiore capacità di far fronte al peggioramento del mercato del lavoro. Infatti, nel caso in cui perdano il lavoro, gli immigrati sono più disposti dei lavoratori nazionali alla mobilità geografica e ad accettare retribuzioni più basse e condizioni di lavoro peggiori pur di lavorare”i.
A questo proposito, in questi ultimi tempi gli operatori e gli esperti di immigrazione stanno interrogandosi riguardo le conseguenze della crisi economica sui flussi migratori. Dal mondo del no profit arrivano dei segnali - non consistenti dal punto di vista quantitativo, ma molto significativi da quello qualitativo - che ci dicono che alcuni immigrati, a causa della crisi economica e delle conseguenti difficoltà lavorative e di sostentamento, sono rientrati al paese d’origine o comunque hanno rimandato a casa moglie e figli. Il rientro è stato, infatti, in alcuni casi supportato da un contributo finanziario e da un orientamento fornito dai servizi assistenziali.
All’interrogativo sul legame esistente tra crisi economica e flussi migratori non è facile rispondere perché, come spiega Reyneri, bisogna innanzitutto tener presente che attualmente non sono disponibili dati statistici che permettano di sposare o meno l’ipotesi che l’attuale situazione economica abbia aumentato i rientri. Infatti “vi è un serio scarto temporale tra la crisi economica e le conseguenze sul mercato del lavoro, soprattutto se vengono adottate misure che mantengono a lungo giuridicamente occupati i lavoratori in esubero, come […] la cassa integrazione […]. Inoltre,
un secondo scarto temporale è dovuto alla disponibilità di dati statistici che misurino l’andamento dell’occupazione e disoccupazione”ii. Come poi hanno mostrato gli studi sulle catene migratorie, le decisioni di ritornare (come quelle di emigrare) non dipendono esclusivamente dal mercato del lavoro del paese di arrivo, ma possono essere collegate a motivi molto eterogenei: situazioni personali, basso costo del viaggio, possibilità di andare e tornare da un paese all’altro (d’origine e d’arrivo), ossibilità di trasferire i diritti sociali acquisiti nel paese d’immigrazione, nonché - molto importante – la situazione economica e politica del paese d’origine. Non bisogna, infatti, dimenticare che la crisi economica è globale, quindi anche i paesi d’origine ne hanno risentito. Per quanto riguarda le principali caratteristiche del lavoro degli immigrati, gli occupati nati all’estero si concentrano, come gli scorsi anni, nei principali bacini occupazionali della regione: Milano (50,8%), Brescia (15,2%) e Bergamo (10,1%). La stessa distribuzione si registra anche per le assunzioni nette e i nuovi assunti. Il principale settore di inserimento degli occupati nati all’estero è quello dei servizi che è pari al 59% del totale. Segue il settore dell’industria (36,8%) suddiviso in industria in senso stretto (21,3%) e costruzioni (15,5%) e, infine, all’ultimo posto troviamo pesca e agricoltura (3,0%). Più approfonditamente, i micro settori prevalenti sono: servizi alle imprese (21,1%) - comprendenti soprattutto servizi di pulizia, alberghi e ristoranti (8,5%) -, trasporti (7,7%), commercio (7,3%) e
industria dei metalli (7,0%). Il confronto con i dati del 2008 ci conferma che la crisi ha colpito il settore dell’industria, che ha registrato un calo degli addetti pari al -2,5%, e soprattutto quello delle costruzioni (-4,3%). Per quanto riguarda, invece, la ripartizione degli occupati per microsettore di attività e provincia, gli immigrati sono impiegati principalmente nel settore delle costruzioni in sette province (Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lodi, Pavia e Varese); in provincia di Lecco l’attività si
concentra soprattutto nell’industria dei metalli e in quella di Mantova in quella tessile. A Milano gli occupati nati all’estero si dedicano specialmente ai servizi alle imprese. Infine a Sondrio, come sempre, l’attività principe è quella degli lberghi/ristoranti.
Le rimesse
Secondo le elaborazioni del Dossier Caritas/Migrantes sui dati della Banca d'Italia, nel 2009 le rimesse hanno raggiunto l’ammontare di 6,752 miliardi di euro. Oltre i due quinti di tale quota è stata versata dagli immigrati delle regioni del Nord (41,3%), mentre un quinto proviene dalla sola Lombardia (19,7%) e ben il 13,2% dalla provincia di Milano. Rispetto al 2008 si registra un incremento pari al 5,8% a livello nazionale e al 2,1% in regione, quest'ultimo contenuto rispetto all’anno precedente quando era stato pari al 4,9% La disaggregazione del dato per le province da cui vengono inviate le rimesse rispecchia la distribuzione delle prime tre province per numero di occupati: Milano (66,9%), Brescia (9,9%) e Bergamo (7,5%). I principali paesi, invece, destinatari dei 1.330 miliardi di rimesse lombarde sono: Cina (18,6% del totale), Filippine (16,2%), Romania (7,5%), Perù (6,4%) e Senegal (5,3%).
La scuola e gli studenti di origine straniera in Lombardia
Secondo le elaborazioni del Dossier Caritas/Migrantes sui dati del Ministero della Pubblica Istruzione, gli studenti stranieri iscritti nelle scuole lombarde nell’a.s. 2009-2010 sono 164.036. Essi costituiscono il 24,4% del totale studenti stranieri presenti in Italia. L’incidenza degli alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica lombarda è pari al 12%, che è quasi il doppio di quella media nazionale (7,5%). Rispetto all’a.s. 2008-2009 si registra una crescita degli iscritti di 12.138 unità, pari all’8%: tale incremento è, tuttavia, contenuto rispetto a quello registrato l’anno precedente quando era pari al 10,5%. Sebbene un solo anno non basti per parlare di inversione di tendenza, merita di venire monitorato il fenomeno per cui, a fronte di un aumento della popolazione straniera e dei ricongiungimenti familiari nonché delle nuove nascite, si registra una contrazione dell'aumento degli alunni. Un'ipotesi è che questo sia un effetto della crisi economica e del conseguente rimpatrio dei figli minori al paese d’origine, almeno per un certo periodo. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale degli studenti stranieri in Lombardia, essa segue, come sempre, la distribuzione delle presenze dei cittadini stranieri in generale, con la
maggiore concentrazione nel capoluogo (37,9%), seguito dalle tre grandi province di Brescia (17,4%), Bergamo (12,1) e Varese (7%). Se, invece, si considera l'incidenza degli studenti stranieri sulla popolazione scolastica complessiva, il primato spetta alla provincia di Mantova (17,4%). Seguono, a livello lombardo, le province di Brescia (15,6%), Cremona (15,1%), Lodi (13,2%) e Bergamo (12%). Con l'eccezione della provincia di Sondrio (5,1%), tutte le province della Lombardia si attestano su un'incidenza
superiore alla media nazionale. Gli studenti stranieri presenti nelle scuole di Lombardia provengono innanzitutto dall'Europa (34,1%), in particolare dall'Europa centro-orientale (20,5%), dall'Africa (29%), dall'Asia (21,3%) e dall'America (15,4%).
Il principale paese di provenienza degli studenti stranieri iscritti nelle scuole lombarde è il Marocco con 22.265 alunni (pari al 13,6% del totale), seguito da Albania (19.813 pari al 12,1%), Romania (17.140 e 10,5%), India (8.392 e 5,1%) e Ecuador (8.381 e 5,1%). Rispetto alla distribuzione degli studenti stranieri nei diversi ordini di scuola, la maggiore concentrazione si registra a livello di scuola primaria (37,4% pari a 61.282 alunni); seguono la scuola secondaria di I grado (21,9%, 35.866) e la scuola dell'infanzia (21,8%, 35.759) che hanno quasi gli stessi valori e, infine, la secondaria di II grado (19%, 31.129). Per quanto riguarda la quota di studenti stranieri nati in Italia e frequentanti le scuole di Lombardia sono in questa situazione il 54,9% degli alunni della scuola primaria, il 24,2% di quelli della scuola secondaria di I grado e l’11,6% dei frequentanti la scuola secondaria di II grado (il dato sulla scuola dell’infanzia non è noto).