E' una bella giornata. Dopo tanto tempo chiusa in casa mi viene voglia di uscire. Prendo il mio bastone, chiamo un’amica ‘giovane’ come me ed insieme...
E' una bella giornata. Dopo tanto tempo chiusa in casa mi viene voglia di uscire. Prendo il mio bastone, chiamo un’amica ‘giovane’ come me ed insieme andiamo a farci una passeggiata. Mentre camminiamo e discutiamo inevitabilmente dei nostri acciacchi passiamo davanti ad un cortile, non è un cortile qualunque era il cortile dove abbiamo passato la nostra infanzia. Ci fermiamo e guardiamo quanto è cambiato, certo in meglio, le case sono state tutte ristrutturate, ogni proprietario tiene al meglio il suo piccolo spazio di verde esterno, porte e finestre nuovissime. Ma proprio quelle porte ci fanno riflettere: sono chiuse e si sente un assordante silenzio nel cortile. Quando da bambine ci abitavamo le case di certo non erano così belle, qualcuna non aveva nemmeno il bagno all’interno ma a noi sembrava di abitare in un castello. Noi bambini eravamo sempre fuori all’aperto a giocare tutti insieme, estate e inverno, maschi e femmine, grandi e piccoli, bastava un semplice gioco ed eravamo contenti. Facevamo sempre un grande chiasso, urla e schiamazzi non mancavano e i nostri genitori sentendoli erano tranquilli, sapevano che eravamo lì fuori. Le porte delle case erano sempre aperte si andava e veniva dalle case altrui come se fossero le proprie, nessuno aveva nulla da nascondere, su e giù dai vari ballatoi che sempre avevano il bucato steso. Se una mamma doveva assentarsi per qualche commissione bastava che dal cortile urlasse: io vado in paese! e i propri figli venivano sicuramente custoditi da qualche altra mamma o nonna. C’era sempre qualcuno disponibile a darci un’occhiata. La merenda era sempre condivisa, si portava fuori quel che c’era e ognuno mangiava non badando da quale casa proveniva il cibo. Così era anche per le piccole faccende che toccavano a noi bambini si facevano le proprie ma se avanzava tempo si aiutava il compagno perchè le terminasse in modo da poter cominciare a giocare il prima possibile. Mi ricordo il dispiacere di quando qualcuno che ormai poteva permettersi di costruire una casa tutta per sé si trasferiva. Non nascondo che quando è toccato a me, più volte sono scappata per riandare a giocare in quel vecchio cortile, non mi piaceva la solitudine della mia casa nuova. Era bellissima ma non c’erano i miei amici in cortile.
Quel cortile era per povera gente ma a pensarci oggi eravamo gente materialmente povera ma umanamente molto più ricca dei ricchi. (Nonna Giovanna)