Lo scultore cuggionese Piero Bocchi, ispirato da un anonimo pezzo di legno in cui l’artista vi ha visto un lavoratore della terra, ne ha fatto un'opera.
Lo scultore cuggionese Piero Bocchi, ispirato da un anonimo pezzo di legno in cui l’artista vi ha visto un lavoratore della terra gravato di molto lavoro e responsabilità, ne ha fatto un’opera scultorea espressamente dedicata al Museo cuggionese il cui titolo è: Il Paesano (contadino). Anche dopo l’abolizione della Servitù della Gleba da parte di Maria Teresa d’Austria, nel 1700 e fino ai conflitti mondiali del 1900, l’economia dei paesani era di sola sussistenza. Il ‘padrone’ dava la casa ed il terreno da coltivare , in cambio il paesano pagava l’affitto con sacchi di frumento ed altri prodotti agricoli. Non solo, c’era anche il pendizio, vale a dire ; l’obbligo del paesano a prestare un certo numero di giornate lavorative al “padrone “che aveva la priorità ed il diritto di scegliere in quali giornate poteva avvalersi dei servizi del paesano. Anche grazie all’allevamento del baco da seta, il Paesano ha cominciato a disporre di denaro contante e quindi ha avuto la possibilità di rifiutare il pendizio saldando l’affitto con il denaro. Piero Bocchi, con questa scultura, ha saputo condensare la fierezza del paesano libero dal pendizio, orgoglioso del suo lavoro, consapevole del proprio valore. Nella scultura che Piero ha donato al Museo, il paesano è rappresentato con il fiero sguardo di persona libera, con in mano il rastrello-forcone simbolo del grave lavoro manuale che svolge lavorando la terra.