L'occasione è stata l'ormai imminente primo maggio (festa dei lavoratori). L'Arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini, è arrivato all'area partenze del Terminal 1 dell'aeroporto di Malpensa nel tardo pomeriggio di martedì. Una delle tappe di quello che è stato ribattezzato un vero e proprio 'pellegrinaggio' che l'hanno portato in visita ad alcune delle realtà produttive e sanitarie della Lombardia che, ormai da un anno, si stanno confrontando con la lunga e difficile emergenza covid-19. "Essere qui oggi è per me un'importante opportunità - ha detto lo stesso Arcivescovo - Ci troviamo in un luogo da sempre sinonimo di transito, passaggio e affari che, però, purtroppo la pandemia ha reso più che mai di sospensione. Già in altre occasioni ho avuto modo di girare lo scalo e, credetemi, adesso che sono tornato, ciò che mi colpisce subito è il forte contrasto che c'è tra prima e adesso". Silenzio e vuoto, insomma, si mischiano assieme, mentre si percorrono i singoli piani dell'aeroporto. "Il messaggio che voglio, allora, rivolgere è "Scriviamo una pagina nuova", come per dire che il primo maggio 2021 non possiamo chiamarla festa dei lavoratori, chiedendoci cosa ci sia da festeggiare - ha ribadito Monsignor Delpini - E se forse quei grandi raduni e concerti, come rito consueto di questo momento sono certamente improponibili e si rivelano anche un po’ anacronistici, è perché, al di al del Covid, il mondo del lavoro è cambiato per l’incremento delle potenzialità della tecnologia, per una sensibilità più profonda riguardo a quella ambientale e per la dinamica della globalizzazione. Molto, alla fine, si è modificato e, pertanto, questa è l'occasione adatta, appunto, per scrivere una pagina nuova". E farlo con una serie di parole-chiave. "La prima è fiducia, per affrontare questo periodo che prolunga un disagio (fiducia negli altri, ma non come un fastidio o concorrenza, bensì come persone con cui camminare, inventando soluzioni); quindi, solidarietà, per non cedere alla tentazione molto insidiosa dell’individualismo (la forza dei lavoratori è sempre stata quella di essere uniti, pronti a difendersi gli uni con gli altri); ancora, alleanza, tra le istituzioni, i sindacati, l’ente pubblico, le associazioni di categoria, il volontariato e l’attività professionale (ognuno, naturalmente esercitando il suo ruolo); poi, buon vicinato, che non è un’iniziativa istituzionale, ma uno stile quotidiano di rapporto tra le persone; stile che non lascia spazio all’indifferenza, alla rivalità, alla gelosia e all’antipatia, bensì indica l’attenzione, anche solo con il gesto minimo verso il prossimo. Fino ad arrivare a carità, ossia quella forma di generosità che dice che nessuno è tanto povero che non può aiutare un altro. E, in ultimo, preghiera, che dà fondamento solido a tutto questo. La presenza di Dio fa sì che le nostre buone intenzioni non siano propositi che svaniscono, ma è la forza invincibile che permette di perseverare senza perdersi di animo".