Un progetto legato alle emozioni in questo periodo di pandemia che ha coinvolto le classi seconde della SSIG Baracca di Magenta e un consultorio del territorio.
Il compito irrinunciabile dell’educare diventa sfida urgente per coloro che, lavorando sul campo, colgono segnali di cambiamenti ed emergenze tra i più giovani, i quali condividono in questo tempo una condizione di disagio e di deprivazione a causa dell’evento pandemico. Aree di fragilità, innescate o accentuate dall’emergenza sanitaria, come quelle legate ai processi evolutivi dello sviluppo affettivo, della socialità, della progettualità del futuro, sono state intercettate dall’osservatorio specializzato del Consultorio di Magenta e da quello privilegiato della Scuola “F. Baracca” che, in un’azione sinergica, hanno dato vita al progetto: “Una Pandemia di emozioni”, nell’intento di offrire supporto a gruppi di preadolescenti delle nostre città, in particolare a coloro che frequentano la seconda media dell’istituto “Carlo Fontana” di Magenta e della sezione staccata di Robecco.
Partendo dalla realtà che si fa incontro agli operatori della scuola, agli educatori, agli psicologi, che si esprime da parte dei ragazzi nella richiesta di “riprendersi la vita”, attraverso la possibilità di sperimentare la profondità dei legami, la vivacità delle emozioni, il calore della vicinanza, è emersa chiaramente la volontà degli adulti coinvolti di accompagnare questo tempo sofferto dei ragazzi innanzitutto ponendosi in atteggiamento di ascolto. Con la pandemia si è verificato infatti un aumento della fatica, della conflittualità, della rabbia nelle famiglie e nella società che ha inciso in modo significativo su di loro. Ancor oggi, sebbene le misure restrittive sembrino essersi attenuate, il cammino faticoso di ritorno ad una normalità più colorata non può dirsi compiuto.
Un team di specialisti del Consultorio, la drs. Carlotta Cucco, psicologa della scuola, e i colleghi, Alessandro Croci, Federica Dalla Rosa, Manuel Faggiano, Letizia Garavaglia, Marzia Montinaro, hanno dato vita ad incontri settimanali, articolati in sei ore per ciascuna classe, nei mesi di marzo ed aprile, sia on line che in presenza, allo scopo di offrire spazi di condivisione e di riflessione sui temi della paura, della diversità, della resilienza attraverso le sollecitazioni offerte da attività di brainstorming, letture a tema, video, cortometraggi, realizzazioni grafiche e simboliche, questionari.
Ne è emersa una coralità di voci che attendevano solo di potersi esprimere, condividere stati di ansia e di insicurezza, ma anche desideri di abitare il futuro, immaginato attraverso abbracci e strette di mano, visite agli amici, viaggi e passeggiate, dando un calcio alla tristezza, alla solitudine, alla noia.
Racconta Stefano: “Poter parlare di sentimenti che mi giravano per la testa è stato uno sfogo e una liberazione, perciò ora posso dire di vivere la situazione con meno sofferenza verso la pandemia”. Così Alessandra: “Durante il lockdown vedevo tutto in negativo e non mi soffermavo mai a pensare a qualcosa di positivo che questa esperienza ci aveva portato”. Ora ha scoperto di aver imparato a cucinare dolci, di aver sperimentato il disegno e il piacere del leggere; così come altri, condividere giochi con i fratelli e momenti speciali con i famigliari, prendersi cura di se stessi, coltivare un nuovo hobby.
“Questo percorso – commenta Giulia – mi ha fatto cambiare il modo di vedere le cose; mi ha aiutato ad aprirmi con i miei compagni, ma anche a parlare e ad ascoltare i pensieri altrui”. Davide afferma che “il mio atteggiamento verso la pandemia, dopo questa esperienza è cambiato. Ora sono un ragazzo di 13 anni che è convinto che riusciremo a rivedere i nostri sorrisi”.
Promotore e convinto sostenitore del progetto, il dirigente, prof. Davide Basano, ha condiviso con gli specialisti del Consultorio le linee ispiratrici e programmatiche, in quanto “lo scopo della scuola – ha commentato - è quello di aprire alla conoscenza, di creare competenze, ma anche di aiutare i ragazzi a dare un significato a questo momento storico, perché il desiderio di ricominciare, di ripensare al futuro passa anche da qui, nella consapevolezza che l’educazione e l’avventura di diventare grandi hanno bisogno di appigli solidi e di alleanze affidabili”.
Crediamo pertanto che l’iniziativa abbia aiutato gli studenti ad affrontare i loro problemi con quella “leggerezza” che – scriveva Italo Calvino – “non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.